(Gian Luca Pasini per iVolleymagazine.it) Un viaggio nella Business Class della pallavolo. Un anno dopo (quasi) la finale di Rio de Janeiro le migliori della pallavolo mondiale si ritrovano nello stadio di calcio di Curitiba (già testato per una gara amichevole con il Portogallo) per l’ultima World League della storia. Dall’anno prossimo si cambia formula e modalità e anche questo fa parte dei tanti motivi di interessi di questa finale che verrà trasmessa dalla Rai.
Anche senza Italia si potranno vedere i progressi del Canada allenato da Antiga, alla prima esperienza dopo la Polonia campione del mondo, così come vedere dove può arrivare il nuovo Brasile di Renan Dal Zotto non più macchina da guerra in stile Bernardinho urlante, ma ancora protagonista e a sancire il passaggio di consegne e di modalità proprio qui verrà anche presentata la biografia . Ci sarà da vedere la nuova Russia con tanti giovani, certamente grezza, ancora acerba, ma con alcune individualità importanti dal punto di vista fisico. La dimostrazione che cercare di voltare pagina si può e in taluni casi si deve. Poi la Serbia che ci arriva da campione in carica e dopo un anno amarissimo per il digiuno assoluto di Rio (non si era qualificata): tanto da dimostrare e tanto da vincere… E poi i “soliti” Stati Uniti con molti volti nuovi da scoprire: ancora fucina di talenti da esportare in mezzo mondo (o forse tutto intero), a dimostrazione di una scuola ancora molto efficace e vitale, capace di attrarre tanti possibili campioni da tutto il mondo nei loro campionati universitari, anche non in presenza di un torneo professionistico come il nostro. Qualcosa vorrà pur dire.
Chi riparte da Curitiba con mega assegnone e la Coppa avrà un po’ più di fiducia per la seconda parte della stagione, ma anche nella costruzione di questo nuovo ciclo olimpico che deve portare le squadre a Tokyo 2020. E come ha già dimostrato questa ultima World League, niente è scontato, chi vuole salire sul podio fra 3 anni, deve mettersi in marcia in fretta e non avere paura di lavorare e rischiare…
Foto di Michele Benda