Oltre che per diverse giocatrici italiane, la gara di domani segnerà il debutto in una grande finale come ct di Davide Mazzanti alla sua prima stagione sulla panchina azzurra. Queste i suoi obiettivi e le sue sensazioni alla vigilia: “In questa settimana oltre ai giorni di riposo e agli allenamenti, con le ragazze ci siamo guardati negli occhi e abbiamo parlato su che cosa deve essere questa Final Six per noi – le parole del tecnico marchigiano – Io penso che sia una grande occasione per mettere in campo le cose sulle quali stiamo lavorando e soprattutto metterci alla prova contro due squadre fortissime come Stati Uniti e Serbia. Grazie alle due sfide disputate le americane le conosciamo molto bene, hanno un cambio palla organizzato ottimamente e quindi dovremo essere bravi a marcare bene le attaccanti che nelle partite precedenti ci hanno dato più fastidio. Guardando i video, invece, la Serbia è la formazione che mi ha impressionato maggiormente perché ha un break point di altissimo livello e inoltre sia in battuta che nella fase muro-difesa sono molto forti. Questa Final Six per noi sarà in crescendo per quanto riguarda il livello di difficoltà.”
“Quello che mi aspetto dall’Italia è vedere una squadra che giochi con fiducia, soprattutto nella fase di contrattacco – prosegue Mazzanti – Ho detto alle ragazze che quello che possono fare io non me lo voglio immaginare, perché il loro talento deve essere libero di esprimersi al massimo. Sono sicuro che queste atlete hanno dentro di loro delle qualità per fare qualcosa di speciale e quindi sorprendermi. Domani sarà una partita particolare anche per me, se non ci fosse un po’ di emozione non sarebbe normale. In generale tutto il Grand Prix è stato un susseguirsi di emozioni, una sorta di viaggio dentro me stesso che mi ha permesso di ripercorrere tutte le tappe della carriera. Questo percorso a livello personale è stato un esame di coscienza importante e sicuramente ne esco molto arricchito.”
“Stando fuori per così tanto tempo, la mancanza della famiglia si fa sentire parecchio – conclude Davide – È un qualcosa che non avevo mai provato, perché nelle precedenti esperienze con la nazionale non avevo ancora una famiglia ad aspettarmi a casa. Questo aspetto impreziosisce ulteriormente il mio lavoro e mi spinge a metterci sempre più passione.”