(James Taboo per iVolleymagazine.it) Difficile commentare un ko pesante e forse inatteso. L’Italia è stata eliminata dal Belgio di Heynen, che ha messo a nudo tutti i problemi della squadra di Chicco Blengini, ma soprattutto quello che è il vero limite della pallavolo italiana di oggi: il ruolo di martello-ricevitore.
Gli azzurri si sono presentati in Polonia con un pacchetto di specialisti del ruolo, in cui il solo Filippo Lanza nell’ultima SuperLega ha giocato da titolare in una squadra di vertice. Oleg Antonov a Trento era un cambio e nell’estate ha preferito trasferirsi a Vibo per stare maggiormente in campo. Discorso simile per Gigi Randazzo, utilizzato solo a sprazzi a Verona, che ha scelto di mettersi in gioco a Padova invece di fare il cambio a Civitanova. Iacopo Botto è arrivato in nazionale a 30 anni dopo una carriera trascorsa in Lombardia giocando a medi livelli (Crema, Mantova, Segrate, Milano, Monza). Dall’altra parte della rete c’era tutta gente che in Italia è stata svezzata ed è cresciuta tecnicamente e professionalmente. Sarà un caso ma i martelli del Belgio sono tutti atleti che hanno giocato o giocano in Italia: De Roo, Lecat, Rousseaux, Klikenberg. Anche la Germania che ci ha battuto nella prima giornata ha una coppia di titolari di posto 4 che giocano da noi Fromm e Kaliberda (e da quest’anno arriva a Milano anche Schott, il primo cambio che Giani ha fatto acquistare dalla Revivre e su cui potrà lavorare tutta la stagione). Anche una terza semifinalista, la Serbia punta su due ricevitori “italiani”, Petric e Kovacevic.
Insomma sembra proprio così che l’Italia è stata eliminata dai “figli” della SuperLega. Una cosa su cui riflettere. I talenti di casa nostra nel ruolo, che si vedono all’orizzonte sono molto giovani e non avranno occasione di giocare ad alto livello molto presto…