Si è chiuso con una finale degna e spettacolare un Europeo che sarà ricordato per anni per le tante sorprese che lo hanno caratterizzato. Non una novità nelle stagioni che aprono il nuovo quadriennio olimpico, in cui le varie nazionali iniziano un logico rinnovamento. Anche se questa volta per quel che si è visto il livellamento è stato in basso, perché di squadre che hanno giocato una grande pallavolo se ne sono viste pochine, non abbastanza da compensare le grandi delusioni che si chiamano: Polonia e Francia in primis, ma anche Serbia per alcuni versi. Oltre all’Italia di cui parleremo a parte.
Ha vinto la Russia, probabilmente la squadra più completa, con l’organico di alto livello più largo. Ha vinto la squadra che ha saputo miscelare la classe e l’esperienza di campioni come Mikhailov e Grankin con la freschezza agonistica di Volkov, Vlasov, Martyniuk, ma anche Zhigalov e Kurkaev, giocatori che a livello giovanile hanno fatto benissimo e che sono prionti a lanciare la sfida verso Tokyo 2020. Alle sue spalle la Germania, che dopo aver fatto malino in World League ed aver fallito la qualificazione mondiale (!), ha trovato nella potenza di Grozer l’arma per arrivare sino all’ultimo atto e far tremare l’ “orso” russo. Giani ha avuto il gran merito di aver utilizzato al meglio il materiale a sua disposizione e di aver lanciato un giovane di cui sentiremo parlare a lungo: Tobias Krick.
La Serbia ha vinto il bronzo, ma non ha giocato un gran volley. Grbic ha fatto capire che oggi preferisce Luburic ad Atanasijevic, ma la sua squadra è parsa senza grandi margini di progresso.
Il Belgio squadra di mestieranti ha beneficiato tanto del cambio in panchina, Vital Heynen è un “nocchiero” esperto e ha tirato fuori il massimo da un gruppo non eccelso, che però nell’arco della stagione ha sfiorato la Final Six di World League e centrato la qualificazione al Mondiale al secondo tentativo.