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#Pallavolo Storie&Personaggi – Alessia Gennari e la “compagna di viaggio” nella vita

Alessia Gennari, la schiacciatrice emiliana oggi pedina fondamentale della Unet E-Work Bustoa Arsizio, si è raccontata a Piero Giannico per la rivista Starbene e lo ha fatto con naturalezza raccontando da donna e campionessa i piccoli-grandi “muri” che ha dovuto superare nel corso della sua carriera. Le paure e i sacrifici che hanno accompagnato la sua crescita sportiva e personale

La pallavolo è sempre stata la compagna di viaggio della mia vita, con cui sono cresciuta come donna e come atleta. Mi ha fatto gioire tante volte, ma mi ha anche insegnato a conoscere il dolore e a trovare le forze per reagire. Ho davvero temprato il mio carattere, oggi forte, sui muri che man mano si presentavano. Non mi riferisco solo a quelli che le avversarie alzano dall’altra parte della rete quando devo schiacciare per realizzare un punto, ma a quelli che la sorte ti mette di fronte ogni giorno.

Se ripenso ai miei inizi, la strada è stata in effetti tutta in salita. Il primo muro me lo sono trovato di fronte a 16 anni, nel 2006, ai tempi delle giovanili con la Scuola Anderlini, oggi a Sassuolo e allora a Modena: rottura del crociato. Un lungo stop, durante il quale non ho però mai pensato di smettere di giocare. Anzi, l’unica idea fissa era quella di tornare più forte di prima. E così è stato, perché appena rientrata da quell’infortunio mi sono subito tolta la soddisfazione di vincere il bronzo con la Nazionale Under 18 agli Europei 2007, venendo anche premiata come miglior attaccante del torneo. Da lì è stata una crescita continua, con un ruolo da protagonista prima in B1 e poi in Serie A. Fino a quando il destino ha deciso di alzarmi davanti un secondo, durissimo muro. Giocavo nella Pomi Casalmaggiore e nell’aprile 2014, proprio nel corso di una partita decisiva per l’accesso alle semifinali scudetto contro Conegliano, ho avvertito un forte dolore al braccio destro. Tanto era intenso che ho chiesto all’allenatore di essere immediatamente sostituita, senza sapere che per me stava iniziando un vero e proprio incubo. Sì, perché tramite un ecocolordoppler, che è un esame di prassi per verificare la circolazione del sangue, i medici hanno constatato che avevo due arterie e mezzo occluse. Dovevo quindi operarmi d’urgenza non per poter continuare la mia carriera di pallavolista, ma per evitare… di perdere l’arto! A dire il vero, già nei mesi precedenti avevo accusato delle fitte a quel braccio, ma credevo si trattasse di un disturbo muscolare: mai avrei pensato che potessero dipendere da un problema circolatorio. Per fortuna l’intervento, condotto all’ospedale di Cremona, è andato perfettamente e dopo un’estate di riposo, e una graduale riabilitazione, ho potuto riprendere ad allenarmi per poi tornare in campo nel dicembre 2014. Giusto in tempo per riprendermi il posto da titolare e vincere nel maggio 2015 il titolo nazionale con Casalmaggiore. Dopo il quale la pallavolo mi ha messo di fronte un terzo muro: mi sono infatti dovuta operare di menisco lasciando la Nazionale e le mie compagne mentre eravamo negli Stati Uniti per la Final Six del Grand Prix. Ma ormai il mio carattere era tempratoci recupero non è stato un grande problema.

Oggi, a titolo preventivo, continuo a prendere la cardioaspirina per mantenere il sangue fluido. Quanto invece alla causa precisa del mio problema, i medici non hanno potuto darmi certezze: pare sia stato un mix di fattori, tra i quali il fatto che assumevo la pillola anticoncezionale e la tendenza ad avere alti valori di colesterolo di mio. Certo comunque che da allora ho inevitabilmente iniziato a essere ancora più attenta alla mia salute e al mio stato di forma. Pur avendo un fisico atletico, ho per esempio perso 4 chili senza seguire diete particolari, ma semplicemente mangiando cibi con meno contenuti di grassi. Ho anche imparato a individuare gli alimenti che mi danno energia e quelli invece che me la tolgono. Ovviamente nelle squadre di club come in Nazionale siamo seguite da uno staff che ci aiuta a raggiungere i nostri obiettivi, ma questa consapevolezza aggiunta mi ha aiutata a definire una dieta ancora più sana ed efficace. Il pesce fa ormai parte almeno due volte la settimana del mio menu e almeno una volta i legumi. Di solito prediligo poi i carboidrati a pranzo, perché mi danno più energia per affrontare l’allenamento, mentre la sera assumo proteine e verdure. La colazione varia invece a seconda degli impegni in programma, ma comunque deve essere sempre energetica. Mentre prima di una partita mangio sempre le stesse cose: un abbondante piatto di pasta al pomodoro, seguito da bresaola e insalata. Attenzione non significa però ossessione: quando abbiamo il giorno libero e torno a casa, non rinuncio ai cappelletti della nonna e, alle giuste dosi, alle prelibatezze emiliane con cui sono cresciuta: ovvero gnocco fritto e tigelle. Non ho preclusioni anche nei confronti di un buon bicchiere di vino ogni tanto, anche se più che berlo mi piace conoscerlo. Nel 2017, mentre giocavo a Bergamo, avevo anche iniziato un corso da sommelier, ma non sono riuscita a conciliare le lezioni con gli allenamenti e gli studi in Beni culturali all’Università di Parma, dove sto per laurearmi.

Nel graduale percorso che mi ha portato a conoscere meglio il mio corpo e le sue reazioni alle diverse sollecitazioni, ho anche ormai riconosciuto l’importanza del sonno: dormire è tanto importante quanto mangiare bene. Ho bisogno almeno di 7-8 ore di sonno a notte e il pisolino pomeridiano da 30 minuti è d’obbligo, mentre prima di una partita serale mi concedo anche un’oretta. Possono sembrare piccole cose, ma vi assicuro che sono invece quelle che fanno la differenza per gli atleti come per tutti gli altri. Dettagli vincenti che ti aiutano a superare i muri che la vita ogni tanto ti presenta.

Foto di Roberto Muliere

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