(Gianluca Montebelli per iVolleymagazine.it) Roma è tornata. Nel prossimo campionato di A2 una squadra che veste i colori giallorossi, che ha sviluppato il suo progetto interamente sul territorio della città, dopo l’esaltante promozione dello scorso anno dalla serie B, si presenta ai nastri di partenza con l’ambizione di non essere una meteora come spesso accaduto nella Capitale. Chi ha voluto sposarne interamente il progetto, rimettendosi in gioco è un personaggio che certamente ha scritto pagine importanti della nostra pallavolo. Michel Lasko, trentasette anni, una carriera lunghissima alle spalle, in Italia, in Polonia, in Cina, in Russia, condita da un bronzo olimpico, da un oro e un argento europeo con la maglia azzurra, si è gettato con entusiasmo nella nuova avventura.
“Mi hanno convinto l’entusiasmo e la grande passione della società. Roma è la città dove vivo e dove ho messo in piedi la mia attività lavorativa extra pallavolo, due palestre nelle zone di Casalotti e Torrevecchia che mi impegnano molto. Negli ultimi anni ho dovuto fare i conti con i problemi alla spalla che mi hanno tenuto fuori dai campi di gioco. Pensavo di aver smesso definitivamente con il volley giocato, poi mi è arrivata la proposta giusta che ho preso come uno stimolo per provare a tornare ai miei livelli. Mi sto impegnando molto, non so se tornerò ad essere quello di prima ma ce la sto mettendo tutta”.
Che ambiente hai trovato alla Roma Volley.
“Una delle cose più positive è quella di essere capitato in un gruppo con la G maiuscola. Ho fatto parte di tante squadre ma raramente ho trovato tanta amicizia e condivisione. E’ un piacere giocare con questi ragazzi che in allenamento si insultano scherzosamente “alla romana” ma che si vogliono un mondo di bene”.
Roma è certamente un mondo a parte, pallavolisticamente parlando, dove le difficoltà si dilatano enormemente rispetto ad altri posti. Che idee ti sei fatto.
“ Purtroppo dobbiamo fare i conti con una situazione complicata in tutti i sensi. Mancano gli impianti, strutture adeguate. Non riesco a capire perché le istituzioni non facciano di più per garantire un adeguato sostegno a chi si impegna per lo sport di vertice e per lo sport di base. Mancano palazzetti di media capienza soprattutto nelle zone più periferiche della città dove invece sarebbe un dovere creare punti di aggregazione per i giovani, per una crescita sportiva ma soprattutto sociale. Ho giocato in Polonia dove in ogni piccolo paese ci sono impianti che permettono la crescita dei ragazzi e lo sviluppo delle attività. Inoltre a Roma si debbono fare i conti con le distanze, con il traffico, con il costo degli appartamenti, tutte situazioni che certamente non aiutano le società “.
Difficoltà che vivete anche voi giocatori sulla vostra pelle.
“ Il nostro gruppo è fatto di ragazzi che nella maggior parte lavorano e si dedicano alla pallavolo solo la sera. I nostri allenamenti iniziano spesso alle 21.00, quando tutti hanno sulle spalle una lunga giornata di impegni. Questo non vuole essere un alibi, perché ognuno di noi in palestra dà il massimo e cerca di metterci tutta l’intensità necessaria, però è chiaro che può essere un handicap rispetto ad altri “.
Quali sono gli obiettivi personali che ti sei posto ?
“Voglio dare una mano a tutti i livelli, non solo in campo. La società muove i primi passi a questi livelli e deve crescere. Voglio portare la mia esperienza per aiutarla a migliorare. Il presidente Barani ha riposto la sua fiducia in me ed ho voglia di ripagarlo a 360 gradi “.
Chiudiamo con un pensiero sulla nazionale che ha appena concluso il suo Mondiale.
“L’Italia ha fatto quanto era nelle sue corde entrando tra le prime sei. Alla squadra di Blengini è forse mancata nella prima fase qualche partita di maggiore intensità, qualche sfida di altissimo livello. Siamo arrivati alla partita con la Serbia meno pronti ad affrontare certi ritmi ed abbiamo pagato. Però posso dire che a tratti abbiamo giocato un’ottima pallavolo”.
Foto di Andrea Maddaluno