(Carlo Lisi per iVolleymagazine.it) La scorsa estate durante uno dei lunghi periodi di preparazione al Centro Giulio Onesti a Roma incontrammo Lucia Bosetti e iniziando una video-intervista le domandammo: “Sei pronta per il tuo Mondiale?”. La più grande dell’ex-ct Beppe ci fermò subito e scaramanticamente ci disse: “Non farmi questa domanda…”. Anche quattro anni dopo era nella “sua testa” il grave infortunio al ginocchio che le aveva impedito di partecipare al Mondiale 2014, quello italiano. Ieri sera Lucia è salita sul podio mondiale ne è scesa con una medaglia d’argento al collo strameritata, alla cui conquista ha contribuito fortemente giocando una rassegna iridata da incorniciare ed una finale in cui ha mostrato il meglio delle sue qualità, della sua intelligenza tattica, della sua grande tecnica. Perché Lucia, solo 176 centimetri in uno sport che ogni anno di più vede in campo delle vere gigante in campo, è davvero una giocatrice completa: eccezionale in difesa, pungente al servizio, quasi perfetta in ricezione, con il braccio veloce ed una naturale predisposizione a muro. E quando c’è da palleggiare non si tira indietro unendo precisione e potenza. Un vero trattato di pallavolo fatto persona, grazie a Mamma Franca (azzurra negli anni 80) e papà Giuseppe, uno dei grandi maestri del nostro volley ct tricolore per un breve periodo a metà degli anni novanta, oggi impegnato in Turchia a selezionare talenti a cui insegnare il volley. Nella splendida Italia costruita da Mazzanti, Lucia Bosetti è una delle intoccabili.
La carriera di Lucia Bosetti, 29 anni nata sotto il segno del cancro, è già lunga 270 partite vestita d’azzurro. Una maglia che l’ha vista giovanissima vincere l’Europeo e la Grand Champions Cup nel 2009 (manifestazione in cui fu chiamata a sostituire Tai Aguero che aveva detto basta alla sua avventura da nazionale italiana), trionfare nella Coppa del Mondo 2011, l’ultimo oro italiano, giocare insieme alla sorella Caterina i Giochi 2012 a Londra. L’infortunio e qualche incomprensione con Marco Bonitta le ha fatto perdere le Olimpiadi di Rio 2016, ma dall’arrivo di Davide Mazzanti è divenuto un elemento insostituibile: punto di forza della squadra argento Mondiale, che ora guarda con grandissima fiducia al futuro, a Tokyo 2020.