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#Pallavolo – L’ultimo abbraccio a Sara

(Gian Luca Pasini per gazzetta.it) Il sagrato della chiesa di Ponte sul Piava è come una curva parte il coro dei tifosi e l’acqua che cade dal cielo per un momento sembra fermarsi. Quando la vettura con le foto e la bara di Sara Anzanello parte c’è l’ultimo abbraccio. Ideale. Ma fortissimo alla campionessa del mondo del 2002 scomparsa a 38 anni giovedì scorso dopo 5 anni di battaglia. Lei la centrale veneta con quel sorriso sempre stampato sulla faccia e quella sua volontà che solo la malattia apparentemente è riuscito a domare.

Intorno fotografi, giornalisti, persino una diretta televisiva e tante tute come aveva chiesto lei. Le ragazze delle giovanili di tante squadre venete, e tanta gente della pallavolo che non parla, si saluta, si abbraccia, si stringe forte come se fosse in mezzo al campo. Non c’è nulla da dire per una morte cosi inattesa, non c’è nulla che si possa spiegare, non c’è nulla che possa in questo momento rendere meno amaro questo giorno. Se non la solidarietà come quando si era in palestra ad allenarsi. Impossibile l’elenco di giocatrici, tecnici, dirigenti della pallavolo di oggi, ma anche quella di ieri che da ogni parte d’Italia si sono stretti vicino ai genitori, fortissimi e al fidanzato Walter che è salito sull’altare per leggere la struggente testimonianza che Sara Anzanello ha fatto postare su Facebook, poche ore dopo la sua partenza dopo l’ultima partita. Quel suo “ho paura” scritto più volte, quel suo “parlare di tumore una parola che non riesco neppure a pronunciare” quel suo “non mollare mai e crederci sempre”. Parole apparentemente vuote e ripetitive se non l’hai conosciuta o se non l’hai vista sorridere almeno una volta nella vita su un campo di volley. Quelli che l’hanno incontrata (almeno quasi tutti) erano li come i tifosi di Villa Cortese. In un giorno di tristezza, con il Piave esondato, un raggio di speranza. Quella che Sara ha messo fino all’ultimo giorno, E che ha lasciato forte in chi rimane.

Foto di Fiorenzo Galbiati

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