(Saverio Albanese per iVolleymagazine.it) Bisogna fare una premessa lapalissiana quando si parla di Giorgio Draganov, l’allenatore italo–bulgaro, (65 anni da compiere il prossimo 9 agosto), profondo conoscitore del volley femminile e maschile a livello europeo: è certamente più bravo che simpatico. D’altronde lo ammette candidamente anche lui: “Sono sicuramente antipatico perché sono serio nella mia professione”. Ed è proprio quello della serietà ha fatto il suo “cavallo di battaglia”. Per questo ha sempre fatto bene quasi ovunque sia andato questo giramondo del volley sin dagli esordi nel maschile dove ha guidato ben nove squadre diverse dalla B2 alla A2, e poi nel femminile con la nazionale juniores della Bulgaria (Mondiali in Marocco nel 2005), Aster Roma, Puntotel Sala Consilina e Volley Nike Palmi (Serie A2). Prima di diventare allenatore, Draganov è stato un buon pallavolista, palleggiatore nel Cska Sofia, indossando per 100 volte la maglia della sua nazionale la Bulgaria (vincendo una Universiade, giocando due Europei e una Word Cup nel 1977 a Tokio).
Personaggio particolare, a tratti unico. Un allenatore partito dal basso, come ha ammesso lui stesso: “Da Pellaro, quartiere di Reggio Calabria nella stagione 1996–1997, a questa di Battipaglia, di acqua sotto i punti ne è passata davvero tanta – ci confida Giorgio Draganov – ma ogni esperienza ha segnato un percorso importante della mia carriera professionale di allenatore”. Le miracolose salvezze raggiunte sulle panchine di Sala Consilina e Palmi dove era subentrato in corso d’opera ed in situazioni a dir poco disperate, centrando due ottimi piazzamenti (11° e 9° posto) non sono bastate a meritarsi la riconferma per l’anno successivo, ottenendo come ringraziamento il “benservito”, sono state senza tema di smentita la vetrina della sua definitiva consacrazione. Queste società sono accomunate dal fatto che dopo un solo anno dalla separazione con il tecnico italo –bulgaro sono entrambe scomparse dalla geografia del volley.
Alla base degli ottimi risultati raggiunti nella sua ultraventennale carriera di allenatore sono lavoro e sacrificio. La pallavolo lo accompagna in ogni momento di ogni singola giornata, ovunque: “Non stacco mai – prosegue Draganov – perché il mio cervello è sempre sulla squadra che alleno e sugli accorgimenti che posso prendere per poterne migliorare le prestazioni in campo». L’anno e mezzo sabatico dopo l’ultima esperienza di Cosenza, lo ha senz’altro ricaricato, dedicando il suo prezioso tempo alla sua adorata moglie Marussia ed ai due figli Dimitar e Mina, entrambi laureati.
L’allenatore nato a Pazardžik, ma residente a Sofia da oltre mezzo secolo, dopo l’ultima esperienza di Cosenza è voluto ripartire dal basso a metà novembre dello scorso anno solare all’AllianceInsay Battipaglia (Serie B2, Girone I), squadra che occupa attualmente il penultimo posto come successore del dimissionario Teodoro Cicatelli, città che lo ha adottato negli ultimi cinque lustri grazie alla profonda amicizia che lo lega al presidente Salvatore Minutoli. “Sono stato affascinato da un progetto improntato sui giovani – ha continuato il coach italo–bulgaro – dove si stanno gettando delle basi importanti perché la pallavolo battipagliese possa diventare una realtà a livello nazionale. Bisognerà pazientare 4–5 anni per cercare di poter raggiungere questo importante traguardo”.
Quella di Battipaglia è l’ennesima tappa di passaggio della vita di allenatore maniacale di Draganov (dagli amici si fa chiamare Giorgio), forse sempre troppo sottovalutato, che in ogni sua esperienza sportiva ha portato con se i suoi “dogmi”: pochi fronzoli, lavoro faticoso e meticoloso che si trasforma in efficacia, ma soprattutto il suo “motto”, diventato anche il titolo della sua autobiografia, che lo accompagna da una eternità: “Il meglio deve ancora venire”.