(Roberta Rotelli per iVolleymagazine.it) Metti una giornata di sole, qualche giorno di relax dopo una stagione incessante. Abbiamo intervistato Dore Della Lunga tra un bagno e una partitella di beach volley. E lui come sempre gentile e professionale ci ha parlato della scelta di lasciare la SuperLega, dello scudetto sfumato nell’ultima gara, del divorzio traumatico tra Bernardi e Perugia, del bello e del difficile di giocare in grandi club.
Cosa significa per te lasciare il campionato di A1 dopo 16 anni di carriera in SuperLega?
“Purtroppo fa parte del normale processo di evoluzione della carriera di un pallavolista. Ho avuto quest’anno la possibilità di restare in A1, con Verona per esempio, ma valutando pro e contro ho preferito accogliere la proposta di Bergamo. Questa scelta l’ho fatta abbastanza velocemente perchè ero in vacanza quando è arrivata la proposta e ho avuto un paio di giorni per decidere. Secondo me il passaggio in A2 era comunque un passo da fare per quello che mi riguarda, se non quest’anno il prossimo, visto che non sono più un ragazzino. La società di Bergamo so che è molto seria, e tutti me ne hanno parlato bene, quindi ci sono ottime prospettive. Il campionato di A2 è un mondo nuovo per me, ma sono pronto a confrontarmi e a dare tutto ciò che posso alla società e alla squadra.”
Lasciare Perugia dopo un campionato sfumato sul finale è stato difficile?
“No, anche se perdere in casa è stato molto pesante dal punto di vista psicologico. Perugia è una società di altissimo livello. Meritavamo di vincere quella partita come lo meritava Civitanova, lavoravamo da un anno per quell’obbiettivo. A me è dispiaciuto tantissimo lasciare la società con questo rammarico, ma così è lo sport. Civitanova dopo tante finali perse forse aveva dentro quel qualcosa in più, diciamo quella “fame di vittoria” a cui noi, invece ci eravamo abituati visti i successi degli ultimi anni. Non abbiamo giocato la nostra miglior partita, e loro una volta visto che stavano capovolgendo il match, hanno premuto sull’acceleratore e hanno vinto.”
Bernardi è costretto a lasciare Perugia. Tu cosa ne pensi?
“Bernardi è un allenatore unico nel suo genere. Io allenandomi con lui ho capito perché ha vinto tutto nella sua carriera. Oltre alle indiscusse doti tecniche e al talento, lui ha la mentalità del vincente. Non accetta volentieri di perdere e fa di tutto per centrare l’obiettivo. Ha una leadership naturale e riesce ad essere un leader dentro e fuori dal campo, infatti è in grado di far percepire ai giocatori l’unicità di ogni partita e la sua fondamentale importanza, qualsiasi gara sia. Non a caso è stato proclamato l’uomo del secolo. Come allenatore secondo me potrà guidare solo squadre che giocano per vincere, come lui. Per ciò che riguarda il suo rapporto con Sirci, posso dire che secondo me i due hanno caratteri molto simili tra loro, ecco quindi che risulta facile a volte arrivare allo scontro. Bernardi ha sempre espresso le sue opinioni in maniera diretta e forse questo ha creato dei dissapori col passare del tempo.”
Hai giocato nella tua carriera in squadre di vertice come Perugia e Trento. Quanta pressione si percepisce a questi livelli?”
”La pressione è altissima. Ognuno poi trova il suo modo per gestirla. Io personalmente mi impegno al massimo ogni giorno e questo è ciò che mi fa stare sereno. Io do il mio 100%, sia giocando con l’ultima in classifica che con la prima. L’esperienza mi ha insegnato che nel momento esatto in cui mi adeguo, e prendo sotto gamba un match rimango fregato perché magari sbaglio tutto, quindi io non sottovaluto mai nessuna squadra. Ho avuto la possibilità di giocare con campioni che segneranno la storia come Atanasijevic e Leon e per me è stato molto formativo: spero di poter dare una mano alla squadra di Bergamo con la mia esperienza, ma allo stesso tempo non mi sento di fare il “maestro” di nessuno, quindi cercherò di stare concentrato pensando a quello che devo fare io.”