Marco Mencarelli in una intervista rilasciata a Carlo Lisi per il Corriere dello Sport-Stadio, racconta e spiega le origini e i processi selettivi che hanno portato il volley femminile azzurro con grande regolarità ai vertici Mondiali.
E’ l’unico tecnico italiano che può vantarsi di aver festeggiato 4 titoli Mondiali: tre con le sue nazionali giovanili (Under 20 2011, Under 18 2015 e 2017) ed una storica con la nazionale seniores nel 2002 a Berlino, quando sedeva in panchina come vice di Bonitta. Marco Mencarelli se si mettesse al collo tutti gli ori conquistati con le varie rappresentative azzurre, forse farebbe fatica a muoversi. Ma il “Menca” è anche qualcosa in più per la nazionale azzurra di oggi: è stato uno dei tecnici più importanti nella selezione e nella costruzione delle magnifiche ragazze, che con Davide Mazzanti stanno facendo gioire un intero movimento. Con lui abbiamo cercato di capire come e quando è nato questo piccolo immenso fenomeno sportivo.
Quante ne ha allenate di queste ragazze?
“Praticamente tutte. La maggior parte da giovanissime, altre nel 2013 quando ho guidato la nazionale “A”
Nel 2006 il suo primo successo Europeo con l’Under 20, da allora cosa è cambiato nel volley femminile italiano?
“Il volley femminile italiano già aveva ottenuto buoni risultati, aveva vinto un Mondiale, ma ancora non era arrivato a produrre ottimi talenti con continuità. Da quell’anno abbiamo cambiato i nostri processi selettivi e di sviluppo, insieme ai sistemi di allenamenti. Abbiamo cercato di selezionare elementi attraverso dei valori motori ed antropometrici. In questo ambito mi è servita molto la mia esperienza nell’atletica leggera. Questo ci ha permesso di selezionare giocatrici di grandi qualità, quelle che noi chiamiamo di valutazione A, elementi che hanno grandi prospettive”.
E questo ha portato alla scoperta di fuoriclasse come Paola Egonu?
“L’abbiamo valutata che aveva soltanto 13 anni e si è capito subito che ci trovavamo davanti un giocatore di grandissima prospettiva. Ha braccia e gambe lunghissime, che ne fanno davvero un giocatore unico. Anche se non voglio chiudere la porta al al futuro. Un’altra sua grande dote che ha già dimostrato è la continuità di rendimento ad altissimo livello, a livello nazionale e internazionale, anche nell’arco di un campionato di 7 mesi”.
Accanto a Paola Egonu sta crescendo molto e bene anche Elena Pietrini
“Altro grande talento, ha ancora qualche difficoltà in ricezione ma è destinata a migliorare in breve tempo. Rimango convinto che in una squadra di alto livello servono due martelli con caratteristiche diverse: una bravissima a difendere e ricevere come Lucia Bosetti, ed una con le qualità in prima linea come quelle di Mirian Sylla o Elena Pietrini”.
Questa Italia è già arrivata al top delle sue possibilità?
“La nostra seniores può crescere ancora, sia a Rio che ai Mondiali, l’età media delle squadre che sono andate a medaglia è stata intorno ai 26 anni, le nostre ragazze ne hanno poco più di 24 e tra di loro ci sono elementi molto giovani, ma anche molto competitivi. Forse mi sbilancio ma il nostro futuro sarà ancora importante”.
Intanto lei sta per affrontare in settembre un altro Mondiale con l’Under 18, altre piacevoli sorprese in arrivo?
“Siamo una buona squadra con un gran talento come Loveth Omoruyi (d’argento con l’U20 il mese scorso ndr). Questo è un gruppo diverso da quelli che hanno vinto il titolo nel 2015 e nel 2017, abbiamo lavorato di più sul collettivo. Una generazione che punta sul gioco di squadra. Il campo ci dirà quanto valiamo”.