(Gian Luca Pasini per La Gazzetta dello Sport) Adesso è ufficiale, Diego Mosna, storico presidente di Trento, verrà nominato presidente di Lega per la terza volta, dopo naturalmente l’elezione di rito.
Presidente ha chiesto il via libera di tutti i presidenti prima di dire di sì?
“Non mi sarei candidato. Ho quindi chiesto ai miei colleghi se erano d’accordo con un programma. Non aveva senso mettersi in pista altrimenti. Il senso di questa candidatura è cambiare le cose”.
Da dove si deve cominciare?
“Il calendario. Prima giornata il 20 ottobre, ultima del girone di andata il 22 dicembre. In due mesi si brucia un girone di Superlega. Fa accapponare la pelle”.
Non ha fiducia in un possibile accomodamento con i vertici della federazione mondiale ed europea?
“Onestamente? No. Un solo esempio di questa stagione il Mondiale di Club (dove gioca Civitanova) che si scontra con il primo turno di Champions! Credo che questo dica tutto”.
Quale è la sua idea?
“Diciamo che immaginiamo un campionato che inizia il primo ottobre e che termina il 31 di maggio. La strada da seguire è quella di giocare ugualmente. Anche se in quelle date ci dovessero essere le Nazionali impegnate. Su questo punto ho già incassato il sì di 12 presidenti su 13. Questo mi fa dire che troveremo l’accordo per andare avanti in questa strada che è decisiva per dare una svolta”.
Cosa teme?
“Dovremo studiare bene le mosse, ma credo che questa sia l’unica via. Ci saranno da capire i termini. O da chiedere alla Federazione di pagare gli stipendi dei giocatori. Perché è chiaro che se giochiamo senza nazionali perché impegnati con la maglia del loro Paese, mi auguro che non si aspettino che li paghiamo noi…”.
segue a pagina 2
Vede un ripristino delle franchigie? Come è stato per diversi anni in Superlega e come accade negli sport professionistici americani?
“Iniziamo con il dire che ritengo che dovremo avere 12 squadre (questo accadrà alla fine di quest’anno, visto che dalla Superlega scendono in A-2 due squadre e una sola verrà promossa, ndr). Poi non è un assioma che con le retrocessioni c’è un valore più alto. O che con il blocco delle retrocessioni il livello si abbassa. E’ una cosa che andrà discussa. Ma partendo dal fatto che le squadre sono 12 e che quindi il calendario sarà diverso”.
Un altro dei punti del suo programma era la divisione fra Superlega e serie A-2 e A-3?
“Anche questa è una cosa da discutere. Ma di certo così non è pensabile proseguire per poter fare un lavoro serio e importante. I casi sono due: o parte di questi campionati si fa carico la federazione o la Lega dovrà aumentare l’organico per poter seguire adeguatamente tutte le squadre. Noi crediamo che ci sia un percorso di crescita che dobbiamo portare avanti. Ma lo possiamo fare solo con mezzi adeguati. Ne parleremo presto anche con la Federvolley”.
Alcuni club italiani stanno crescendo molto, basta vedere le recenti presentazioni. Ma come si fanno salire gli altri?
“Non abbiamo bacchette magiche. Ma insisteremo sulla formazione dei dirigenti che è strategica. Vogliamo dare una strada alle società. Poi ognuno si organizza come crede per attuare il progetto”.
Diverse squadre non giocano nella loro città. Crede in questa regola?
“Credo nel fatto che i palasport debbano avere un minimo di posti. Quindi sì. Ci dobbiamo porre la domanda su come mai alcune società però non riescono a riempire i palasport. Anche questo è tema di discussione”.
Massimo Righi, ad di Lega, in un’intervista, ha detto che la Lega è più riconosciuta all’estero che in Italia.
“Non sono totalmente d’accordo, credo che ci diano per “scontati”. Che siamo in grado di fare certe cose. All’estero siamo presi ad esempio”.
Chiederà un mandato pieno, 3 anni?
“L’attuazione del programma si farà in due anni, la scadenza naturale del mandato. Dopo sarà un mio impegno preciso trovare un’altra persona, anche più giovane, che si prenda carico della Lega. Ma già oggi immagino un comitato esecutivo in cui gli altri membri del Cda mi aiutino a portare avanti le riforme che decideremo”.