Mencarelli, La decisione del club nei suoi confronti era nell’aria?
“No nella maniera più assoluta – comincia così l’intervista rilasciata dall’ex-ct delle azzurre a Carlo Lisi per il Corriere dello Sport all’indomani della chiusura unilaterale da parte del club del rapporto con Scandicci – non c’è stato niente che lasciasse presagire una cosa del genere. Con la società ci siamo confrontati diverse volte sul fatto che la squadra in certi momenti, non andava, che aveva discontinuità nel gioco. Però da questo ad arrivare ad una scelta così improvvisa e così drastica, a mio parere ci potevano essere tante vie in mezzo, che invece sono assolutamente mancate. Per me è stato un fulmine a ciel sereno, una cosa che mi ha sorpreso da ogni punto di vista”.
Da voci che girano la società si sta muovendo sul mercato, questi movimenti erano concordati con lei?
“Assolutamente sì, era tutto condiviso e stavamo ragionando su come sistemare al meglio la squadra. Perché l’assenza di Lucia Bosetti è stata importante. Lei è un giocatore forte, titolare ed italiana. Si stava ragionando anche su varie altre ipotesi marginali, comunque l’esigenza di completare il reparto schiacciatori è stata una cosa che abbiamo condiviso subito e di cui abbiamo discusso sino alla fine, sino alla mattina di mercoledì”.
La squadra quando gliela hanno affidata, dopo l’estate, era stata profondamente cambiata e non era facile farla partire lanciata. Eppure in campo ha ottenuto risultati significativi, vincendo diverse gare in campionato lottando sino al quinto set e soprattutto in Champions.
“Oggettivamente sono contento del nostro comportamento avuto sinora: il quarto posto in regular season, recuperando nella seconda parte dell’andata quando le altre sono calate e noi siamo migliorate. Primi nel girone di Champions e in una buona posizione nella griglia di Coppa Italia. Insomma siamo ancora in corsa su tutti i fronti. E’ vero che abbiamo cominciato così così la stagione, ma l’unica partita che ci ha penalizzato veramente in classifica è stata la sconfitta con Cuneo alla seconda di campionato”.
Quale è il suo atteggiamento rispetto a questa decisione inaspettata della società?
“Io rispetto in maniera assoluta le decisioni della società. Rispetto il provvedimento del club al quale faccio il mio in bocca al lupo”.
Ha avuto qualche riscontro dalle atlete dopo la fine del rapporto con il club?
“Quasi con tutte, mi hanno contattato per sms o per telefono. A parte le straniere che sono impegnate nelle qualificazioni. Quelle che non ho sentito telefonicamente o per messaggio le vedrò questo pomeriggio (venerdì ndr) quando andrò in palestra prima dell’allenamento per poi mettermi in viaggio.”
Per quanto questa cosa pensiamo che Le abbia fatto “male”, la vedremo presto ancora in panchina ad insegnare pallavolo?
“Questa cosa ancora non la percepisco come un qualcosa che mi fa male, ma piuttosto come una cosa che mi ha sconcertato e mi ha lasciato basito. Quello che mi fa male sono altre cose: sto riscontrando che nella mia pallavolo, ma anche nello sport italiano in generale è un interpretare la figura del coach in modo un po’ denigratorio, per la sua figura professionale. E poi in secondo luogo la mancanza di programmazione. Oggi credo che il termine progetto sia la parola più abusata nell’Italia sportiva. Ciò che viene definito progetto non è un progetto ma qualcosa che devi far funzionare nel giro di qualche settimana. La mia è un’amara costatazione, ma che non ha nulla a che fare con quel che mi è successo giovedì”.
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