Con un intervento che rispecchia chiaramente il suo ormai conosciuto carattere, il presidente della Golden Tulip Volalto 2.0 Caserta, Nicola Turco, ha detto la sua in maniera aperta e senza fronzoli sul ritorno di Francesca Piccinini, scelta che il dirigente campano non condivide anzi giudica sbagliata: “E’ stato un errore far ritornare Francesca Piccinini, dopo tutto quello che ha vinto e dopo il saluto alla Pallavolo. – ha spigato nel suo comunicato -Bisognava trovarle una soluzione adeguata, per farla rimanere comunque nel mondo del Volley. Questa soluzione non è stata trovata ed il suo ritorno è negativo per le atlete e per la Pallavolo. L’Uyba si è giocata l’operazione ed è stata intelligente, la Piccinini ha fatto una cretinata a ritornare, ma non credo debba essere condannata perché non le hanno proposto alternative. Ad un’atleta come la Piccinini gli addetti ai lavori avrebbero dovuto proporre una seria alternativa. Invece, niente. E lei si è vista costretta a tornare sul taraflex. Un segnale negativo per tutto il futuro delle atlete del Volley. Alla fine di un percorso tutte queste atlete si troveranno senza arte e né parte. Si troveranno, alla soglia dei 40 anni, senza un futuro, senza una famiglia, senza niente. Dov’è la credibilità e la garanzia nei confronti di queste atlete e di questo sport!”.
“Io sono rimasto nel settore del Volley per loro. – ha proseguito il dirigente casertano -Sono fumantino, ma non ho mai lasciato a piedi nessuno. Potevo agire diversamente ma non è da me e non lo sarà mai! Questa è la mia posizione fin dal primo giorno che sono entrato in questo mondo. Riconosco però che vi è la necessità di introdurre ed applicare sanzioni più severe per le atlete, qualora non si dovessero comportare bene nei confronti dei Club di appartenenza, e, al tempo stesso, garantire loro anche il futuro. Altrimenti ci troveremmo tutte fine carriera senza arte e né parte e senza soldi. Qui, gli ingaggi, sono identici a quelli che si fanno in un’azienda, che parte dal direttore generale per arrivare al dipendente semplice. Con una differenza: a fine carriera, chi ha lavorato in azienda, avrà buonuscita e pensione e si troverà a vivere una vecchiaia dignitosa. Invece, chi proviene dalla pallavolo e si trova a fine carriera andrà via con `una mano avanti e una indietro´, senza arte e senza parte e dovrà trovarsi necessariamente un nuovo lavoro. Una nuova vita che devono reinventarsi ad appena 40 anni!”. Nel cs Nicola Turco spiega anche come si può realizzare quell che propone e sostiene: “Ci vuole volontà. Ci vogliono fatti. Ci vogliono leggi. Ci vogliono garanzie per queste atlete che, fino all’età di 30 anni, non pensano al loro futuro, ma quando poi arrivano alla soglia dei 40 ed aprono gli occhi si troveranno sole, senza futuro e, unicamente, con ricordi di gloria. Se non si risolve questo problema, – conclude il presidente Turco – le atlete, a 30 anni, dovranno smettere di giocare e cercarsi un futuro. Solo così potranno programmare famiglie e lavoro, altrimenti, a 40 anni, il dado sarà oramai tratto e diventerà tutto più difficile, non solo per loro ma anche per tutti quelli che le vogliono bene. Alla fine loro si troveranno che lavorano fino a 30 anni e guadagnano, programmandosi il futuro!”