“Le ragazze della nazionale di volley sorde sorridono dagli schermi del computer e con lo stesso gesto indicano che sono “distanti ma unite”. Come ogni campione dello sport anche loro stanno facendo il sacrificio più grande, quello di non allenarsi”. Scrive Vanna Ugolini su ilmessaggero.it che poi riporta un post su facebook di Ilaria Galbusera, la capitana della nazionale sorde, che si rivolge alla sua città, a Bergamo, una città “che piange”, rilanciando sulla sua pagina una sorta di preghiera laica che ogni bergamasco sta pubblicando sui social.
“Piange la mia Bergamo. Senza far rumore, per non disturbare. Giace a terra, fatta a pezzi da un nemico vigliacco subdolo, che non si fa vedere. Gli occhi sono bassi, tristi e pieni di paura. Ci sono solo ambulanze e silenzio”. E poi descrive il carattere dei suoi concittadini, ruvidi ma essenziali, gente che non si tira mai indietro: “A Bergamo impari fin da piccolo che: “Non ce la faccio” – non si può dire. “Non ci riesco”- non esiste. “Sono stanco”- non è mai abbastanza. Cresci così, un po’ chiuso, un po’ con la convinzione di non essere mai all’altezza. Ecco come li riconosci quelli di Bergamo: testa bassa e a lavorare. I bergamaschi, quelli veri, sono polentoni. Si…perché la polenta è ciò che li rappresenta. Ruvida, dura e fredda fuori, con quella crosticina che si forma appena sfornata. Tenera e avvolgente dentro, non ti delude mai. I bergamaschi sono proprio così: un po’ tonti, ruvidi e schivi; Ma dentro sono buoni e dal cuore tenero. Lo so, lo so, niente di speciale la polenta: acqua, sale e farina gialla; Ma si sa, le cose semplici sono speciali perché rassicuranti, perché ci sono… I bergamaschi ci sono. Sempre. Ci puoi contare. Li puoi odiare, ma se te ne innamori…be’ allora sei spacciato, perché sarà per sempre”. “Bergamo non ti posso abbracciare, ma tu non mollare proprio adesso. Ricordi? “Non ce la faccio”- non si può dire. “Non riesco” – non esiste “Sono stanco” – non è mai abbastanza”.
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