Uno dei grandi protagonisti del nostro volley, Drago Travica, forse a torto parzialmente dimenticato dal movimento è tornato in primo piano con due ottime stagioni a Padova e probabilmente di lui torneremo a parlare ancora di più nei mesi che verranno, se come sembra ormai certo palleggerà per una delle big del movimento: Perugia. Oggi su VcomeVolley l’inserto che la Gazzetta dello Sport continua a pubblicare a dispetto dei momenti difficili che stiamo vivendo, intervistato da Matteo Piano che oggi dobbiamo considerare oltre che un campione in convalescenza anche come collega, ha raccontato tante cose.
Dragan, se giocassimo a leggere i cerchi del tuo albero, che cosa racconterebbero?
“Credo, per quel che riguarda ll mio mondo pallavolistico, di aver fatto tante esperienze. E se devo intendermi come sportivo, posso dire di averne tanti di “cerchi”. Ho iniziato presto nell’ambito sportivo professionistico, nel 2005 a Crema ho percepito II mio primo stipendio e poi gli anni successivi a Modena ho cominciato a respirare un ambiente colmo di storia e di trofei. I miei cerchi si sono evoluti con le mie esperienze all’estero. Il mio adattamento in quei Paesi mi ha allargato le vedute. Vedevo lo sport in maniera più ampia e nella vita ho capito che non c’era da perdere tempo in cose futili o nei vizi. Sono cresciuto tanto all’estero, l’esperienza russa è stata magnifica e mi ha dato tanto. Amando la pallavolo devi adattarti ed essere competitivo. Devi fare uno sforzo personale ovunque ti trovi. A Padova è stato come tornare a casa nel vero senso della parola. Qui percorro le vie della mia infanzia, ho gli amici di sempre e una quotidianità che avevo già conosciuto anni fa. Posso concludere dicendo di avere un tronco abbastanza spesso, ma voglio continuare a ingrandirlo”.
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