(Carlo Lisi per Corriere dello Sport) I giorni passano, ma non si è purtroppo arrivati ancora al momento in cui bisognerà decidere quando e come concludere una stagione di Superlega. Il Cavaliere Pippo Callipo, da 27 anni deus ex machina dei giallorossi di Vibo Valentia, ci ha spiegato lo stato dell’arte e il suo punto di vista su una situazione non facile da affrontare: “Il dibattito è fermo. Nelle varie riunioni che ci sono state non si è giunti a una vera e propria determinazione. C’è un piccolo numero di società che vorrebbe pensare a riprogammare e far proseguire il campionato. Di contro si schiera la stragrande maggioranza che, invece, vuole rimanere con i piedi per terra, non fare programmi azzardati e rimandare le decisioni in attesa degli eventi legati alla pandemia. Quello che dobbiamo fare in questo momento è evitare che succeda l’irreparabile, salvaguardare la salute dei giocatori che ancora sono con noi”.
Superati i contrasti emersi nelle scorse settimane? “Non li definirei contrasti. Sono punti di vista diversi. Io ho espresso il mio perché sono convinto che in questa situazione bisogna pensare a chi sta male, a quello che possiamo fare da cittadini e da imprenditori per alleviare un po’ le sofferenze del prossimo. (invito a rimandare il tutto a tempi migliori è un mio punto di vista per alcuni versi duro, dovuto al fatto che non ho visto una Lega ben organizzata e determinata per come invece dovrebbe essere un consorzio di società di alto livello”.
Che scadenze vi siete dati come società dl Superlega per prendere una decisione? “Il termine per discutere e prendere una decisione risolutiva è fissato per venerdì. Attendiamo questa data ormai vicina. Rinviare ancora tutto a fine aprile mi sembra inopportuno. I ragazzi non possono allenarsi e molti di loro sono soli. E’ così già da un mese e continuare in questa direzione senza sapere cosa succederà lo trovo un modo di agire egoistico. Ritengo che anche questa sia una decisione che deve prendere la Lega Pallavolo, indicare a tutte le società la strada da seguire, anche perché da qui ne deriva anche il pagamento di giocatori e tecnici. Non trovo corretto che ogni società autonomamente faccia come meglio crede. Noi ad oggi abbiamo pagato sette stipendi, ma non so come hanno agito in merito gli altri consorziati”.
E’ una delle più terribili crisi della storta dell’Italia moderna, lei guida una grande azienda come sta vivendo queste settimane? «Le vivo in maniera amplificata. Oltre all’ansia e alla preoccupazione che provo per la mia famiglia, penso anche alla grande famiglia composta da tutti i miei collaboratori, quelli del volley compreso. Ci siamo attivati fin da subito per tutelare le persone più vulnerabili, quelle che hanno già delle patologie, e abbiamo disposto che rimanessero a casa. Gli altri sono al lavoro nel rispetto di tutte le norme di sicurezza. Abbiamo previsto gli orari lavorativi in modo da evitare che troppe persone si incontrino. Oltre a una sanificazione giornaliera, abbiamo continuato a produrre perché siamo consapevoli che il nostro prodotto, il tonno, è un alimento a lunga conservazione e anche in casa si mantiene per parecchio tempo”.
Come ne uscirà la pallavolo? Tonno Callipo le resterà sempre al fianco? “Secondo me la pallavolo ne uscirà bene come tutto il resto del Paese. Chi avrà la fortuna di esserci dopo questo periodo doloroso, dovrà riflettere su quanto è successo e ragionare in maniera meno egoistica, più altruistica, nel rispetto del prossimo, delle regole e della società. Anche la pallavolo dovrà farne tesoro e scegliere di riorganizzarsi meglio di prima. Puntare ad esaltare la sua identità di sport bello, sano, seguito dalle famiglie. La Lega Pallavolo deve impegnarsi a dialogare con le singole società chiedendo loro di investire in maniera importante per lo sviluppo del settore giovanile. È proprio così che, di conseguenza, si incrementerà il numero degli spettatori. Concludo dicendo che Tonno Callipo sarà sempre coinvolta, sempre a sostegno della pallavolo come da ventisette anni a questa parte»