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Pallavolo nei giorni del Coronavirus – Luciano Bonetti: “Come usciremo da questa situazione non lo so”

Intervistato da Ildo Serantoni per l’Eco di Bergamo, Luciano Bonetti affronta i problemi del momento, racconta quel che è successo nell’Assemblea che ha sancito la fine della serie A1 femminile, parla di una “esigenza” di stringere l’accordo con l’Olimpia di a2 maschile e dei grandi dubbi con cui il movimento della pallavolo affronterà il fututo dopo la fine della pandemia del Covid-19
DECISIONE – “Noi siamo fra le sei squadre di Al (Brescia, Conegliano, Monza, Novara e Chieri le altre cinque ndr) che in linea di massima saremmo state disposte ad arrivare a fine stagione, giocando le restanti partite, o una parte di esse, ovviamente in presenza delle condizioni sanitarie e di sicurezza idonee a consentire la ripresa. Avevamo maturato questo orientamento per far sì che Conegliano, la squadra che al 99% avrebbe conquistato Io scudetto, potesse vedere premiata sul campo la propria superiorità e potesse ricucire sulla maglia lo scudetto tricolore. E lo avevamo fatto anche per prefigurare lo scenario di un segnale simbolico di ritorno alla normalità. Però, non era una posizione vera e propria, ma soltanto un desiderio espresso a mezza voce. La maggioranza ha deciso per lo stop e noi ci allineiamo più che volentieri, facendone nostra la posizione”
FUTURO – “Parto dalla mia società, perché la risposta è semplice e me a potrei cavare in tre parole: non lo so. E guardi che non è una battuta, non lo so proprio. La nostra attività, visto che stiamo parlando del massimo livello nazionale, è condizionata in modo imprescindibile dal contributo degli sponsor, senza i quali non si va da nessuna
parte. In questo momento io stesso non so come ne usciremo noi da questo macello, men che meno riesco a immaginare
come ne usciranno gli altri generosi amici che ci consentono di andare avanti”.
UNIONE – “Più che pensabile, direi augurabile, se non addirittura necessario. Perché da quanto ho ben capito in tutti questi anni, specialmente negli ultimi, diciamo dopo la conquista dello scudetto 2011, Bergamo è una terra ricca sì, generosa anche, ma non molto sensibile nei confronti di tutto ciò che nello sport non è calcio. E probabilmente la stessa sensazione la sta vivendo sulla propria pelle anche l’Olimpia. Mi sto facendo la convinzione che nel nostro territorio è sempre più difficile tenere in piedi due realtà di questo livello. Da qui la necessità di unire le forze. Questa tragedia potrebbe essere stata involontariamente il collante per un’operazione di questo tipo”
ACCORDO – “Poiché ne usciremo tutti con sanguinose ferite, sarebbe auspicabile un accordo fra società, una sorta di gentlemen agreement, per limitare i budget fissando un tetto: non so quale, ma sicuramente più basso dello stesso che ci siamo fissati noi in questi ultimi tempi. Una politica di contenimento dei costi, che consenta al prossimo campionato, che sarà a 16 squadre, ammesso che a Ferragosto ci siano ancora tutte, di ridurre la forbice, in special modo quella degli ingaggi”.

Foto di Fabio Cucchetti

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