Giacomo “Jack” Sintini, palleggiatore del primo scudetto della Cucine Lube (2005-2006) si racconta nel secondo appuntamento con #lubelegends, il format che ospita in diretta sulla pagina Instagram @asvolleyLube, i campioni storici che hanno vestito la maglia biancorossa. Un vero e proprio tuffo nel passato vissuto grazie ai ricordi di Jack, che con grande piacere ha risposto ai tanti appassionati di volley connessi in diretta, raccontando anche la sua attuale attività e come, quanto appreso grazie alla pallavolo, incide ancora nella sua vita lavorativa. Prossimo appuntamento sabato ore 18 con Andrea Zorzi.
Benvenuto Jack, hai avuto l’onore di essere il palleggiatore del primo scudetto della Cucine Lube nel 2006, cosa ricordi di quella serata a Pesaro?
“Primissimo scudetto mio e della Cucine Lube, un orgoglio enorme far parte della storia di un club così blasonato. Ricordo la serie in finale contro la Sisley Treviso, erano praticamente la nazionale italiana con Gustavo all’interno. Avevamo un super Miljkovic ma soprattutto una mentalità di squadra difficile da battere. Vincemmo la Reagular season Season, Coppa Cev, e scudetto”.
La serie in finale fu particolare, 4 vittorie in trasferta, rovinando la festa a Treviso in gara 4
“In casa nostra ci avevano massacrato in gara 1 e gara 3. Nessuno pensava potessimo ribaltare la serie. In gara 4 abbiamo fatto una grande prestazione, lì abbiamo vinto lo scudetto, con quel colpo a casa loro”.
Qualche domanda dai tifosi: che ne pensi della Lube di quest’anno fermata dal coronavirus?
“Una squadra fantastica, ero a Bologna alla Coppa Italia. Posso dire che da quando è arrivato Fefè la squadra ha cambiato atteggiamento. Il gruppo è pienissimo di qualità. Quest’anno Leal stava giocando in modo impressionante, mai visto a questo livello. Una squadra super candidata alla vittoria dello Scudetto e non solo. Strameritatamene campioni d’Italia, d’Europa e del Mondo. Purtroppo il coronavirus non ha fermato solo la Lube ma ha fermato tutto. Ora ci sono altre priorità, poi torneremo a fare tutto”.
L’emozione più bella della tua carriera?
“Faccio fatica a trovarne una. Ne dico tre, due prima della malattia e una dopo. Innanzitutto la consacrazione importante tra i grandi della pallavolo con lo scudetto vinto alla Lube, poi l’Europeo vinto con la Nazionale a Roma nel 2005, infine lo scudetto con Trento. Per me uscire dal cancro è stato un calvario, come pensare di non avere nemmeno la speranza di poter tornare a giocare a quel livello. Poi la vita mi ha regalato la chance di vincere una finale scudetto da titolare a Trento, se ancora ci penso mi viene da piangere”
Quanto ha contato per te raccontare la tua vita nel libro pubblicato?
“È stato molto importante per me, mi ha aiutato a mettere ordine e a dare senso ad un’esperienza difficile vissuta da me e dalla mia famiglia. Condividere la mia esperienza pensando che possa essere utile per chi deve vivere i momenti che ho vissuto io, mi riempie di gioia”.
La tua squadra ideale con te allenatore? Di tutti i tempi…
“Vullo al palleggio – Miljkovic opposto; Giba e Kaziyski in posto 4; Grebennikov libero; Gustavo e Stankovic al centro”.
Qual è stato per te il giocatore più forte della Lube?
“Ne avete avuti e ne avete parecchi. Sono troppo legato a Ivan Miljkovic, soprattutto nell’anno in cui abbiamo vinto lo scudetto dominava il gioco in modo impressionante”.
Qual è stato il giocatore con cui hai avuto più intesa e con chi meno?
“Facemmo molta fatica all’inizio con Cuminetti a Perugia, aveva una palla particolare, io ero giovane. Invece maggiore intesa con Lebl al centro, un’intesa impressionante e riuscivamo a trovarci da tutti i punti del campo”.
Ti ricordo di Mistoco?
“Era il secondo di Ivan, ha giocato poco. Me lo ricordo come un ragazzo molto produttivo e coinvolto nel gioco della squadra. Anche il secondo sestetto quell’anno lavorò in modo veramente valido, c’erano Monopoli, Paparoni e gli altri. Tutti furono estremamente importanti per raggiungere quei risultati”.
La formazione ideale attuale?
“Metto Bruno al palleggio perché mi piace moltissimo e Sokolov opposto; in banda Leon e Lucarelli; al centro Lucas e Muserskij; Colaci libero”.
Bruno o Vullo parlando di fenomeni?
“Io dico Vullo. Ho cominciato a seguirlo da raccattapalle a Ravenna, era incredibile. In quegli anni dove andava vinceva Champions e scudetto. Aveva intelligenza tattica, serviva con costanza e qualità tutti i giocatori. Alla fine ha rinunciato a giocare perché se sapeva di non poter dare il massimo preferiva lasciare, è un vincente”.
Miglior allenatore attuale?
“Fefè. In questo momento è il migliore, con quello che è riuscito a fare negli ultimi due anni. Guardiamo anche il percorso della squadra, molto forte con grandi personalità ma era in seria difficoltà. Una squadra in crisi di identità, l’ha trasformata”.
Quali aspetti della pallavolo stai ritrovando nella tua nuova attività?
“Tantissimi, sono stupito da quante cose sto ritrovando ora nella nuova sfida nel mondo manageriale. Lavorando in una multinazionale ero un po’ impaurito. È incredibile quante cose dello sport e della pallavolo sto portando dietro: fare squadra, comunicare in modo efficace, darsi metodo a prescindere dall’obiettivo. La disciplina di rispettare gli altri, rispettare gli orari, sapere essere protagonista o di supporto. Saper accettare sconfitte, saper sopportare la pressione di dover raggiungere grandi risultati. Sono molto contento di questo, è bello sapere che l’esperienza passata non è stata inutile ma ti puoi portare dietro tante competenze”.
Quest’anno ti abbiamo visto diverse volte all’Eurosuole Forum
“È sempre bello venire da voi, l’ospitalità che riservate a me e alla mia famiglia è speciale. Siete un ambiente speciale che avrò sempre nel cuore”.