(Sergio Martini per iVolleymagazine.it) Dopo una carriera lunga 20 anni costellata di soddisfazioni Cristian Savani, 38 anni da Castiglione delle Stiviere (Mn), ha deciso di dire addio al volley giocato, dopo la sua ultima stagione a Dubai interrotta dalla pandemia. Uno stop forzato che diventa definitivo dopo aver vinto la SuperCoppa del paese arabo. Nella sua carriera iniziata a Montichiari ma proseguita ad alto livello in Italia e in giro per il mondo. Non mancano le vittorie in Italia in Cina e nel Qatar, soprattutto spiccano gli allori in maglia azzurra vestita 231 volte fino a diventare capitano: il bronzo di Londra 2012, i due titoli Europei a Berlino 2003 e Roma 2005.
“Per me vestire l’azzurro è stato al tempo stesso un onore e un dovere. Il sogno che da bambino avevo, si è avverato. E io ho avuto anche l’onore di esserne il capitano. Per 12 anni e a cavallo di due cambi generazionali importanti partendo dalla squadra dei Fenomeni, finendo per essere una chioccia per molti dei campioni di oggi. Avevo davanti tanti campioni e lo spazio me lo sono conquistato aspettando il mio momento per essere poi riferimento per i giovani”.
Sava pesca nell’album dei ricordi. “Tutti hanno in mente quell’immagine mia sul podio a Londra con la maglia di Bovo. Un gesto per me naturale nell’anno della sua morte nei confronti della moglie e dei bimbi. Contro un protocollo che non lo prevedeva, ma un gesto che ho fatto nascondendo la maglia prima di salire su quel gradino tanto importante”. Sava spiega perché lascia il volley dopo 20 anni ma non è detto. “Lascio dopo averci pensato a lungo almeno da paio d’anni perchè le cose che faccio le voglio fare bene come quando con la nazionale non ho voluto continuare a vestire d’azzurro vivendo di rendita. Sono fatto così e lascio nel momento giusto. Sto valutando alcune proposte per rimanere nel volley; ne riparleremo quando torno in Italia ma una parte del mio tempo sarà dedicato ancora alla pallavolo”.
Poi Cristian ci ha dato la sua ricetta per diventare un buon giocatore: “Servono tanta passione, tanti sacrifici e tanta dedizione al lavoro per superare i propri limiti”.
Una bella fetta della sua carriera è stata all’estero, ma si è adattato bene grazie all’aiuto di sua moglie Mihaela e della piccola Mia: “Loro hanno avuto un ruolo fondamentale nella seconda parte della mia carriera, perché andare all’estero non è facile. Mia moglie e mia figlia mi hanno dato una mano importante anche se certe esperienze servono ad arricchirti culturalmente”
Quali sono stati i tecnici, i giocatori e le società che sono rimaste nel cuore dell’ex capitano della nazionale? “ Emanuele Zanini a inizio carriera, Vincenzo Di Pinto nel mezzo e Mauro Berruto sono gli allenatori che mi hanno lasciato di più. I giocatori con cui ho giocato dividendo gioie e vittorie sono tanti e con quasi tutti ho ancora ottimi rapporti. Montichiari, Civitanova e l’esperienza in Turchia sono le società che ricordo con più affetto”.
Grazie Sava, la tua determinazione in campo, la tua elevazione e tuoi gesti tecnicice li abbiamo negli occhi e ci rimarranno nei nostri cuori.