Julio Velasco, l’uomo che ha portato l’Italia del volley sul tetto del mondo, da poco meno di un anno è tornato a lavorare per la Federazione Pallavolo con un ruolo importante e delicato: direttore tecnico del settore giovanile maschile. In una bella intervista a Cristin Cappelletti di open.online, che vi consigliamo di leggere integralmente, parla anche e soprattutto dei giovani e riportando in primo piano un suo vecchio cavallo di battaglia smentisce chi dice che i giovani sono un problema, convinto come sempre che meritano fiducia.
“«Quando uno è adolescente da una parte si sente molto forte e sfida l’autorità dei genitori e quella scolastica. Dall’altra sa che sta diventando adulto e che la vita non è cosi semplice e vive questa contraddizione. Succede anche nella pallavolo e nello sport in generale. Abbiamo ragazzi selezionati che sono l’élite della loro età ma si chiedono continuamente se ce la faranno. Credo che dobbiamo avere fiducia nei giovani e questo non vuol dire dirgli sempre che sono fantastici. Ma non vanno trattati come deboli, vanno incoraggiati, e questa è una cosa che molti genitori non capiscono.
I problemi di oggi non sono i giovani e su di loro si dicono una infinità di stupidaggini. Li difendo sempre e non per partito preso, ma perché non sono cose vere. Sicuramente tutti abbiamo delle paure, diverse. Anche loro hanno le loro, ma noi dobbiamo vederli come persone forti e vuol dire a volte dire che ce la faranno, e altre significa dargli una spinta e vedere se sanno nuotare. Molti genitori hanno paura che i figli soffrano. Nella vita c’è la morte di un genitore, la malattia di un amico, il lavoro. Li vogliamo educare a questo? O vogliamo lavarci la coscienza? Non li stiamo preparando per affrontare il futuro e questo vale anche quando alleno i giocatori.
Non sono mai stato loro amico. Ho cercato di essere maestro e leader. Se vedo che affoghi ti butto il salvagente ma prima ti faccio nuotare. In questa emergenza i ragazzi hanno mostrato grandi capacità come quella di sapersi aiutare a vicenda. Ed è la stessa esperienza che ho avuto con questi 130 ragazzi, non mancano mai un appuntamento. I giovani hanno grandi potenzialità. Chi non sa giocare a pallavolo avrà sicuramente altre capacità e il nostro dovere è fare emergere i loro talenti. Ecco quello che cerco di fare”.