Emanuele Birarelli ha detto stop. Bira uno degli azzurri più amati dell’ultima generazione ha deciso: la sua carriera di pallavolista finisce qui, ma il volley resterà il suo mondo in un nuovo ruolo quello dell’agente dei suoi ex-colleghi con la Playground di Luca Novi. Per raggiungere la platea più grande dei suoi tifosi, Lele, ha concesso una intervista a Davide Romani de La Gazzetta dello Sport. Eccone alcuni significativi passaggi.
LA MIA VITA – “La pallavolo è stata la mia vita ma il mio contratto con Verona era in scadenza e l’emergenza Covid ha contribuito a farmi prendere questa decisione. Ho così iniziato a pensare a cosa avrei potuto fare nella mia seconda vita”.
I GIOCHI OLIMPICI – “Ho avuto la fortuna di giocarne tre. Per un atleta è qualcosa di speciale. A Pechino ero poco più che esordiente, a Londra nel 2012 arrivammo al bronzo mentre a Rio, da capitano, è stato qualcosa di unico, il culmine della mia carriera. È vero, abbiamo perso quella finale ma in quei 20 giorni avevamo la sensazione di essere invincibili”.
ORGOGLIO – “La cosa di cui vado più fiero è lo scudetto vinto a Trento nel 2015. Sapevo che a fine stagione sarei andato via, a Perugia. Lasciare con quella vittoria a Modena è stato bellissimo”.
TRENTO – “il posto dove tutto ha avuto inizio. Nel 2007 quando sono arrivato mi sono trovato al posto giusto nel momento giusto. In quella prima giornata di campionato (30 settembre 2007: Cuneo-Trento 3-0, ndr) si è accesa la luce di una carriera importante. E poi Trento è la città dove ho costruito la mia famiglia (con la moglie Elena psicoterapeuta hanno due bambine: Sofia di 6 anni e mezzo e Isabel di 2, ndr)”.
MAESTRI – “Sono tanti quelli da cui ho imparato. Chi ha pesato di più sulla tecnica, chi sulla tattica, chi sul mio modo di intendere il lavoro quotidiano”.
COMPAGNI – “Sono molti i compagni di squadra con cui ho condiviso molto. Probabilmente però con i miei coetanei ho un rapporto più forte. Bari, Giovi, Buti. Ma anche con Juantorena ho condiviso tanti momenti”.
ANNI BUI – “Il biennio in Nazionale tra il 2014 e il 2015… La cacciata del 4 azzurri dalle finali di World League del 2015? Quella fu la conseguenza, il trascinarsi di situazioni non risolte l’anno prima durante il Mondiale 2014 in Polonia… Ero capitano di quel gruppo e sono convinto che si potesse fare meglio di quel tredicesimo posto. Forse dovevamo affrontare di petto certe situazioni che si erano create nello spogliatoio. E poi all’inizio dell’estate 2015 mi venne tolta la fascia di capitano della Nazionale. Non fu un momento facile ma il mio carattere mi aiutò: non reagii di pancia, non feci scenate. E ad agosto, dopo i fatti di Rio, mi venne ridata”
IL DOMANI DEL VOLLEY – “Una volta superata l’emergenza coronavirus credo di lasciare una pallavolo sempre più bella, fisica che si evolve. Un volley globalizzato con italiani che vanno a all’estero e campioni che arrivano nel nostro campionato”.
Foto di Fiorenzo Galbiati