Il presidente della Diatec Trentino, Diego Mosna, con un post sul suo profilo personale di facebook, da una parte si complimenta con la Provincia Autonoma di Trento, per i dati molto incoraggianti raggiunti in merito all’emergenza covid-19, dall’altra sottolinea la situazione paradossale in cui ancora oggi si trova la pallavolo che non può ancora allenarsi regolarmente.
“Il comunicato diffuso ieri dalla Provincia Autonoma di Trento – scrive Mosna su facebook – evidenzia dati molto incoraggianti per la nostra terra in merito all’Emergenza Coronavirus. Da sei giorni, non si registrano casi di contagio, non ci sono morti e, ad oggi, non ci sono più ricoverati in terapia intensiva.
Il sistema trentino di prevenzione e lotta alla pandemia, rigido ma efficace, sta evidentemente dando i suoi frutti, dimostrando come una strada per combattere questo virus effettivamente esista. Nel complimentarmi con le istituzioni locali per i risultati che stanno ottenendo, al tempo stesso mi domando perché, a maggior ragione, non sia ora possibile offrire l’opportunità di un ritorno alla vita normale anche nel mondo dello sport.
Mi riferisco ovviamente al caso di Trentino Volley, che proprio oggi ha concluso la seconda settimana di preparazione al PalaTrento; nei primi quattordici giorni alla nostra squadra (che ha iniziato presto per coltivare bene le proprie ambizioni) è stato di fatto proibito svolgere normali allenamenti.
Esercizi al massimo tre contro tre con mascherina, lavori a gruppi ridottissimi e nessuna opportunità di gioco sei contro sei (il più utile per sviluppare l’idea di squadra) stanno condizionando pesantemente l’attività. Tutto ciò perché la Federazione non ha ancora emanato un protocollo che preveda il vero gioco della pallavolo; nella nostra stessa condizione c’è anche il basket. A meno di due mesi dall’inizio della stagione non c’è una sola certezza; è una situazione paradossale, soprattutto se confrontata con quella del calcio, che sta concludendo regolarmente il proprio campionato.
Portare avanti il lavoro in questa maniera è praticamente impossibile e per tale motivo sento il dovere di appellarmi almeno alle istituzioni locali, trentine, per chiedere che facciano qualcosa. Ho cancellato l’idea di farlo con le istituzioni romane: sarebbe tempo perso”.