Il tecnico francese Laurent Tillie sta vivendo la sua prima stagione giapponese. Alla guida dei Panasonic Panthers (nelle cui file gioca Michal Kubiak) ad Osaka, sta scoprendo una realtà nuova e diversa, un campionato la VLeague in cui ogni fine settimana si gioca una doppia gara. Intervistato dall’ufficio stampa della Federazione Transalpina, l’allenatore che guiderà la Francia ai giochi giapponesi prima ha raccontato come sta vivendo questa nuova esperienza.
DIFFCOLTA’ DI VISTO – “Ci è voluto molto tempo per ottenere il visto, come tutti gli stranieri che volevano andare in Giappone; poi la cosa più difficile con cui convivere è stata la quindicina di quarantena durante la quale sono rimasto bloccato in casa, senza avere il diritto di uscire, ho fatto allenamenti a distanza quando ero a 500 metri dalla palestra! Quindi quando sono arrivato, abbiamo avuto il tempo di giocare un’amichevole e abbiamo iniziato subito il campionato, senza che io conoscessi veramente i giocatori e il campionato… Vivire in Giappone francamente è fantastico, la qualità della vita è straordinaria, sono felice ogni giorno di scoprire questo paese, questa cultura, questo rispetto, e in allenamento è lo stesso: c’è davvero un grande stato di spirito e professionalità al di là di qualsiasi cosa potessi immaginare. Le condizioni di lavoro, la palestra – con tre campi, video, macchine – attrezzatura, trasferimenti … tutto è fatto per il benessere dei giocatori e dello staff, è davvero incredibile. È davvero una grande avventura in questo momento”.
LA MIA SQUADRA – “I conoscevo comunque perché per tre mesi e mezzo, visto che l’estate scorsa non avevamo fatto attività con la Francia, ho guardato tutti gli allenamenti dopo, ho controllato a distanza. Ma è stato abbastanza complicato fare coaching virtuale con Zoom in una lingua, con giocatori e una cultura, che non conoscevo! Penso che solo in Giappone possa funzionare, perché sono molto rispettosi di ciò che chiedi loro. Quindi, non li ho scoperti quando sono arrivato, dopo, quando sei dal vivo, gestisci anche tutto ciò che è psicologico, comunicativo e tipo di gioco”.
IL GIOCO IN GIAPPONE – “Il gioco qui è completamente diverso dalla pallavolo che sono abituato a vedere a livello internazionale. È una partita straordinaria, ti diverti ogni partita: c’è un ottimo livello tecnico, ma anche una freschezza e una ricchezza che abbiamo perso. La pallavolo oggi è diventata super efficiente, semplice, qui è soprattutto un piacere giocare, ci sono combinazioni, stili di attacco che facevamo quando giocavo trent’anni fa, fasi di gioco straordinario in difesa, riescono a difendere palloni in tutte le direzioni. E c’è una certa coerenza nel campionato. In ogni squadra c’è sempre uno straniero che in genere è fisicamente sopra il resto del gruppo, spesso viene ingaggiato un attaccante alto e potente: Kurek (Polonia), Edgar (Australia), Muserskiy (Russia), Padar (Ungheria)… Noi, dato che ho due attaccanti giapponesi sono nel giro della nazionale, abbiamo il polacco, Kubiak, che è abbastanza atipico per questo campionato. Insieme al brasiliano Fontales (Lipe) , è l’unico ricevitore-attaccante straniero della VLeague”.
OBIETTIVI – “Due anni fa il mio club era campione, quindi l’obiettivo è riconquistare un titolo, la Coppa dell’Imperatore (che si sta disputando come da tradizione in questi giorni ndr) o il campionato, la Panasonic è una delle squadre preferite. L’altro obiettivo è lavorare con i giovani per permettere loro di crescere, anche questa è una cosa interessante”.