(Carlo Lisi per il Corriere dello Sport) E’ stata costruita per primeggiare, per riportare al vertice assoluto una piazza come Trento tanto importante per la pallavolo italiana ed europea. Ci ha messo qualche tempo l’Itas Trentino per mostrare che il percorso scelto dal presidente Diego Mosna e affidato alle cure tecniche di Angelo Lorenzetti era quello giusto. Dopo un inizio faticoso condito da qualche delusione di troppo Giannelli e compagni hanno trovato il ritmo. Sono arrivate 10 vittorie consecutive e questa sera alle 17, nel recupero con Milano che chiude il suo girone di andata può arrivare l’undicesima Nel mese di dicembre si è vista la Trento che ci si aspettava con la bravura e l’esperienza di Podrascanin e Lisinac al centro, con la qualità di Rossini in fase difensiva, con la potenza incontenibile di Nimir, la classe del campione di Rio Lucarelli, a cui si è aggiunto il fresco eccezionale talento di Michieletto, che adesso in molto vedono in azzurro a Giochi Olimpici di Tokyo. Tutti ingredienti perfettamente miscelati dall’illuminata regia di Giannelli, un veterano di 24 anni, leader nell’Itas e in azzurro.
“Sapevamo bene quel che volevamo realizzare sin dall’inizio della stagione – ci ha raccontato il palleggiatore di Bolzano, ormai da cinque anni punto di riferimento del gruppo – In avvio abbiamo perduto qualche partita ed abbiamo avuto molta sfortuna tra Covid e altre cose che sono successe. Abbiamo dovuto resistere tutti insieme, prima attraverso l’allenamento e ora pian piano stiamo realizzando quello che volevamo fare sin dall’inizio. Adesso sono contento e soddisfatto: dobbiamo continuare sulla strada intrapresa e trovata”.
Sul vostro cammino c’è stata anche la sorte contraria.
“Una delle nostre sfortune è che abbiamo avuto il Covid non tutti insieme e questo ci ha rallentato molto nel lavoro. In pratica il primo allenamento con la squadra al gran completo l’abbiamo fatto soltanto una settimana fa. Se ci guardiamo indietro è passato tanto tempo, diversi mesi senza poterci allenare come si doveva Abbiamo resistito, è stato molto difficile, ma siamo stati bravi a rimanere uniti e “collegati” sulla stessa frequenza e questo ci ha portato a raccogliere i risultati che stiamo ottenendo adesso”.
A livello personale è stato più duro rimpatto con il virus, o la ripresa dopo averlo superato?
“Fortunatamente non sono stato così male. Nei primi due giorni ho avuto la febbre alta, poi a parte la perdita di gusto ed olfatto, del resto non posso lamentarmi. Adesso ho ancora degli strascichi, a livello muscolare ci metto ancora tanto a recuperare, ma non sono questi i problemi: mi ritengo fortunato”.
In una squadra con tanti leader come Nimir e Podrascanin anche lei fa la sua parte
“Fare il regista in una squadra con giocatori di così alto livello certamente facilita il lavoro. Io sono il capitano, al di là di che c’è o non c’è in campo la mia leadership è sempre la stessa, faccio sentire la mia voce per aiutare i compagni, quindi il mio ruolo non cambia. All’interno di una squadra ci sono dei ruoli come al teatro, ognuno si ritaglia il suo. Quest’anno ho la fortuna di aver al mio fianco persone con tanta esperienza tipo Potke (Podrascanin ndr) : come personalità in campo è uno che aiuta molto il gruppo”.
Nella crescita di Michieletto rivede la sua esplosone repentina di pochi anni fa?
“I paragoni è sempre brutto farli. Alessandro è sicuramente un ragazzo che sta facendo molto bene e come tutti possono vedere sta bruciando le tappe: è un talento che va allenato e preservato. E lui queste cose le sa. Deve continuare a lavorare senza montarsi la testa come sta facendo. Io sono contento per lui»
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