Maurizia Cacciatori, intervistata da Diego De Ponti per Tuttosport ha espresso la sua incredulità alla possibilità che la delegazione italiana debba partecipare ai Giochi di Tokyo senza inno e senza bandiera per la violazione della Carta Olimpica ipotesi che si sta trasformando in realtà se il Governo (che sembra ad un passo dalla fine del suo percorso) non cambierà il progetto di legge sullo sport: “Io spero che non succeda perché mi sembra una cosa impensabile. Immaginare gli atleti italiani senza maglia azzurra e senza inno mi rende incredula. Fin da piccola guardavo in televisione la cerimonia d’apertura e aspettavo con ansia il momento in cui lo speaker avrebbe annunciato l’ingresso dell’Italia. Non riesco a immaginare i nostri atleti senza il tricolore quasi fossero “turisti per caso””
Nella sua chiacchierata Mauri ha ricordato la sua avventura olimpica nel 2000, la prima della storia delle Azzurre: “Fu un risultato storico. Esserci riuscite ha donato a tutte noi mesi di emozioni. Abbiamo vissuto quel periodo con la consapevolezza che saremmo andate ai Giochi, con la maglia azzurra, con l’inno e il tricolore da sventolare. Le Olimpiadi sono per ogni atleta un momento di crescita personale fortissima e una responsabilità non indifferente. Ricordo Angelo Frigoni che ci preparava all’evento raccontandoci che l’Olimpiade ha sapori e profumi differenti da tutte le altre competizioni. E per noi è stato davvero così. Quando è partita la spedizione olimpica, eravamo tutti insieme. Avevamo la divisa, eravamo un gruppo chiamato a rappresentare il Paese e lo avvertivamo profondamente”.
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