Gli infortuni e la vecchia amica
Le tue stagioni recenti sono state purtroppo, infatti anche scandite da diversi stop, un aspetto che magari nella vita di un atleta professionista si deve mettere in preventivo. Contro Monza il rientro dopo 4 mesi e mezzo di assenza e il campo testato prima solo in occasione delle sfide di Supercoppa a Vicenza, condito da 12 punti marcati.
“Purtroppo si, gli infortuni sono la parte spiacevole ma finché non tocca davvero a te non lo capisci proprio fino in fondo. È iniziato tutto prima con una fascite poi la conseguente perdita di massa muscolare causa mancanza di allenamenti, fino ai problemi al ginocchio. Condivido questa sfortuna con la mia amica Myriam (Sylla), forse perché entrambe non abbiamo dei super fisici e dobbiamo cercare sempre di dare tutto e arrivare su tutti i palloni, sforzando di più il nostro corpo. Quello che scoccia davvero degli infortuni è lo stare fuori, non vivere le sensazioni del campo e avere la possibilità di essere lì a giocare con le tue compagne: è in assoluto quello che manca di più. Dall’altro lato ti insegna un po’ il senso del saper attendere. Personalmente ne ho approfittato per continuare i miei studi in Scienze dell’Educazione dove mi manca poco alla laurea e poi mi piacerebbe continuare con un secondo corso nell’ambito della progettazione turistica. Credo sia importante nella vita per così dire esterna di noi atleti di crearsi altre opportunità, non solo in ambito lavorativo futuro ma magari anche semplicemente un qualcosa di diverso che non sia soltanto lo sport”.
Proprio con Myriam Sylla c’è un rapporto speciale.
“Siamo amiche da molto tempo e siamo state compagne sin da Bergamo. Abitiamo tutte nello stesso piano degli alloggi messi a disposizione dal club e con lei e Paola passiamo anche molto il tempo in compagnia, soprattutto in questo periodo di pandemia, sempre testate regolarmente ma cercando di passare il tempo cucinando, guardando magari qualche serie o partita, scherzando assieme o altro. Siamo purtroppo anche come detto state accomunate dalla sfortuna per gli infortuni, ma speriamo di aver dato ormai e di poter guardare avanti”.
Continua pag 4 – Tokio la mia prima e unica Olimpiade