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Pallavolo Storie&Personaggi – L’uomo nuovo: Mattia Bottolo, un papà per modello e sogni azzurri

(Andrea Gardina per iVolleymagazine.it) Il nome nuovo della pallavolo italiana di questa stagione è stato forse sotto diversi punti di vista quello di Mattia Bottolo. In primis per età anagrafica, classe 2000 ha compiuto 21 anni all’inizio dell’anno. Poi certamente per numeri, soprattutto in attacco, capacità di prendersi sulle spalle nonostante la mancanza di esperienza una squadra giovanissima e super rivoluzionata come la Kioene Padova, e infine ma non ultimo tra i motivi, per il fatto che finora a livello giovanile nelle varie nazionali lo si era visto solo in qualche collegiale, ma mai in veri e propri tornei.
Specialista anche del beach, nella vita di tutti i giorni, Mattia, si diverte con gli amici, ama viaggiare cercando di includere una nuova meta quando possibile e studia al secondo anno di Biologia dell’Università di Padova: “Anche perché purtroppo è rimasto quasi solo quello in quest’anno sfortunato – prova a sdrammatizzare lo stesso Bottolo -. Sono comunque regolare con gli esami e anche questo non può che farmi piacere”.
Suo vicino nelle residenze universitarie è Pietro Merlo e oltre al volley giocato c’è quello passato dei padri, visto che anche Bottolo rientra nella categoria dei figli d’arte.

“Papà è il mio vero modello, ha giocato per molti anni in serie B, quando era un campionato davvero tosto, con la maglia del Bassano, dove la mia famiglia vive (e dove lui ha mosso i primi passi fino all’approdo nella città del Santo in under 16, ndr). Ci sentiamo soprattutto alla fine delle partite per commentare un po’ come è andata e avere utili consigli. Per il resto non vedo un vero e proprio modello da seguire anche se stimo tantissimo diversi elementi della Superlega, ho grande rispetto per tutti gli altri giocatori e provo a prendere il meglio da ciascuno di loro”.

Segue a pag.2 – “Una sorpresa pensare di essere titolare”


Numeri importanti in attacco per lo schiacciatore consacrato da una stagione ad alti livelli. Da migliorare resta la fase ricettiva.
“In realtà penso ci sia ancora tutto da migliorare. All’inizio in ricezione forse ho sofferto troppo e mi sono sorpreso di come andava meglio del previsto la fase d’attacco. Lo scorso anno ero stato inserito in prima squadra ma sono stato molto sfortunato, essendo rimasto fuori per tre mesi causa mononucleosi e poi una volta rientrato ho dovuto riprendere la preparazione e quasi ancora prima di iniziare è stato sospeso il campionato per via del Covid. Quest’anno ho, invece, avuto la possibilità di giocare da subito. Cerco solo di divertirmi senza troppi pensieri e resta una sorpresa pensare di essere titolare partita dopo partita”.
Una stagione non delle più semplici da gestire per Padova, una sorta di anno zero con tanti cambiamenti e la volontà di ripartire con una chiara impronta green, intensa proprio in senso di gioventù.
“Credo possiamo ritenerci soddisfatti di come abbiamo chiuso la regular season. Il nostro obiettivo era la salvezza e al di là del blocco delle retrocessioni, è un obiettivo che penso si possa comunque considerare centrato. Siamo riusciti in diverse occasioni ad esprimere un buon gioco e a farci rispettare anche da formazioni più quotate”.
Ora il pensiero inevitabilmente andrà alla sfida play-off con Piacenza.
“Sappiamo che è una squadra ostica, con ottimi giocatori che aumentano la marcia caratterialmente quando il match entra nei momenti caldi, ma cercheremo di fare del nostro meglio per metterli in difficoltà come fatto in coppa e campionato”.

Segue a pag.3 – “Un sogno che difficilmente si realizzerà a breve”


Con una Kioene che ha subito purtroppo l’infortunio del proprio regista, Kawika Shoji, dovendo proporre ad alzatore il giovanissimo prospetto Leonardo Ferrato, prima di correre ai ripari andando a pescare l’austriaco Alexander Tusch.
“Leo ha offerto delle buone prove quando ha giocato ed è cresciuto molto. La sintonia con Tusch sta aumentando e si è inserito bene sin dalle prime prove con Ravenna e Verona. Ad ogni allenamento cerchiamo tutti, in primis il coach, di fargli capire sempre meglio le nostre dinamiche di gioco e devo dire che è abbastanza eccezionale la naturalezza con cui si è ambientato praticamente da subito”.
Parlando di coach Cuttini, durante gli incontri sembra sempre avere un occhio di riguardo per te, quasi un volerti tenere sotto una sorta di ala protettrice.
“Mi dà ottimi consigli tecnici, ma anche mentali e comportamentali. È stato positivo avere una figura come lui e penso in generale per tutta la squadra, perché ci riesce sempre a far approcciare in maniera giusta alla partita e non ci crea mai pressioni”.
Nel recente passato, guardando i nomi di chi è transitato per Padova, la Kioene è stata per diversi giovani un interessante trampolino di lancio per club per così dire più blasonati.
“Personalmente per ora sto bene a Padova e per tutto il contorno che si è creato, penso anche solo al fatto non così proprio scontato e banale di avere la possibilità di giocare in un campionato eccezionale come la Superlega. Non mi dispiacerebbe nemmeno poter pensare di vincere qualcosa con Padova e portarla a diventare una società più grossa, poi in futuro si vedrà”.
E se ti dicessi la parola nazionale?
“Un altro bellissimo sogno ma che non credo possa arrivare nel breve. Poi mai dire mai e chissà che un giorno”.

Foto di Fabrizio Zani

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