Anche Diego Mosna dice la sua sul dibattito innescato dalle dichiarazioni di Massimo Righi alla Gazzetta dello Sport. Questo il suo intervento su Facebook a riguardo:
Al pari di Catia Pedrini, anch’io sono rimasto piuttosto stupito, per usare un eufemismo, rispetto ai contenuti dell’intervista rilasciata dal Presidente della Lega Pallavolo Serie A Massimo Righi alla Gazzetta dello Sport nell’edizione di sabato. Posso capire la sua necessità di cercare di vedere la situazione in maniera positiva, ma in realtà il nostro sistema è quotidianamente a rischio. E negarlo, per far apparire le cose migliori di quello che sono, non è sicuramente il modo corretto per risolverla. La pallavolo, così come tutti gli altri sport ad eccezione del calcio (che, abbiamo capito, del pubblico negli stadi può fare anche a meno, almeno ad alti livelli, grazie ai diritti tv), è in una fase davvero critica. Prima si prende coscienza di questo problema e prima, forse, si riuscirà a risolverlo.
L’aver giocato a porte chiuse per tutta la stagione pesa eccome nel bilancio delle Società che, anche prima della pandemia, facevano fatica a far quadrare i conti. La stagione che si concluderà il primo maggio è stata portata avanti dai Club con grandissimi sacrifici e solo per dare continuità alla propria attività, ma deve essere chiaro il messaggio; così non si può più andare avanti.
Non saranno sicuramente i finanziamenti o le presunte “boccate d’ossigeno” della Fipav (che con una mano dà e con tutte e due invece prende dalle Società) a risolvere i problemi. Mi sembra doveroso sottolineare che la sopravvivenza di un Club come Trentino Volley attualmente dipenda solo dal supporto offerto dai soci e dagli sponsor, che anche in questo anno così difficile per tutti ci hanno dimostrato la loro vicinanza; sicuramente NON dipende da chi in questo momento ci sta limitando la possibilità di avere altri tipi di risorse: in una parola il pubblico! Ben venga il finanziamento che aiuti i Club in difficoltà di liquidità, sempre considerando che non si sta parlando di aiuti a fondo perduto ma di debiti, da ripagare nel tempo.
L’incapacità delle istituzioni di cogliere il grido di allarme lanciato dal mondo dello sport ha dimostrato come la questione interessi poco a chi governa. Se non vogliamo farcene una ragione, il messaggio del nostro movimento deve quindi essere molto diverso da quello che ho letto sabato sulla Gazzetta. “I nostri club rischiano? Sì, rischiano tantissimo”. Forse è difficile da accettare, ma questa è la verità.
diego mosna