(Carlo Lisi per il Corriere dello Sport) “Ho visto in campo una squadra giovane, che era un po’ una scommessa: mi ha emozionato vedere l’Italia tomare a vincere un Europeo. Fefe De Giorgi ha preso questa squadra un mese fa e hanno ottenuto un grandissimo risultato. Speriamo sia iniziata una nuova era”. Parole di Paolo Tofoli, oggi allenatore in Serie A3 a San Donà. Lui la maglia azzurra l’ha vestita per 17 anni (1987-2004), portandola per tre volte sul podio olimpico e guidando la Nazionale nella conquista di due titoli mondiali e quattro europei. Regista della “Generazione dei Fenomeni”, ha vissuto l’inizio della grande epopea azzurra, in quel lontano 1989, quando un gruppo di giovani talenti in pochi anni si trasformò in una leggenda sportiva, non solo italiana.
SIMILITUDINI. “Guardando questa Italia, la memoria mi è andata a quel viaggio a Stoccolma. Anch’io ero giovane nell’89, avevo 23 anni… In azzurro si è creato un bel gruppo, che ha esaltato la gente. Anch’io ho ricevuto molti messaggi di tifosi che mi dicevano che questa Italia ha entusiasmato. Ha fatto una grandissima cosa, speriamo che continuino su questa strada. Ci voleva una squadra giovane, era giusto rinnovare la Nazionale. Secondo me De Giorgi (con cui Tofoli ha diviso il ruolo e tanti momenti esaltanti; ndr) è l’uomo giusto per iniziare una nuova era” “Loro sono stati una sorpresa, come fummo noi allora – sottolinea ancora Paolino – Basta citare Romanò, che ha giocato solo in A2, è entrato senza paura e ha fatto la differenza nel momento più difficile della finale. Sono tutti giovani: Michieletto ha giocato titolare soltanto quest’anno in Superlega, è un vero fenomeno. Anche Lavia è stato super. Giannelli è un fuoriclasse al palleggio. E’ una squadra giovane, un bel gruppo ben amalgamato. All’inizio si diceva che mancava l’opposto, invece Pinali si è comportato molto bene, poi è entrato Romanò, quando serviva. E’ innegabile il merito di Fefè, che è riuscito a creare l’alchimia giusta. Si vede che questi ragazzi, con il sorriso sulle labbra, con la voglia di vincere e di entusiasmare, non mollano mai. Per questo sono molto piaciuti alla gente e al pubblico da casa”.
PRONOSTICI. Poi il palleggiatore di Fermo, che ha vinto tre scudetti, due a Treviso e uno storico a Roma, ricorda cosa significa giocare in Nazionale: “Indossare la maglia azzurra è un grandissimo orgoglio. Anche a noi, nel 1989, nessuno avrebbe pronosticato che avremmo vinto il titolo a Stoccolma contro i padroni di casa. Anche lì è stata una sorpresa per tutti. Poi c’è stata quella ancora più grande l’anno dopo, quando abbiamo vinto il Mondiale a Rio. Eravamo degli outsider, ma a volte si creano delle squadre dal niente, per la fortuna e la bravura dei giocatori e dell’allenatore di trovarsi. Atleti con caratteri diversi l’uno dall’altro, con caratteristiche tecniche differenti, che però ti portano a vincere”.
“La loro vittoria mi ha fatto ritornare ai tempi in cui abbiamo cominciato a vincere noi – si illumina Tofoli, raccontando quella meravigliosa favola – Anche noi esaltavamo la gente. Ancora adesso mi fermano per strada e mi dicono: ‘Ho cominciato a giocare a pallavolo grazie a te che mi entusiasmavi. Mi siete rimasti nel cuore’. Sono bei momenti. Ora loro con questa vittoria vivranno giorni bellissimi. E’ campione d’Europa anche la femminile. E’ un momento d’oro. Dobbiamo sfruttare questa cosa per trainare e rilanciare tutto il movimento della pallavolo, che è stato frenato dalla pandemia”
Foto di Fiorenzo Galbiati