Intervistato da settesere.it, Marco Bonitta ha parlato degli azzurri che sono divenuti campioni d’Europa, una squadra in cui compaiono molti dei ragazzi che il tecnico di Ravenna, confermando di essere un “maestro” pallavolo ha svezzato e costruito nelle ultime stagioni.
PUNTO DI PARTENZA – “Ho visto la partita con la vera gioia di poter vedere lo sbocco al massimo livello delle carriere di ragazzi che ho conosciuto da vicino e che ho accompagnato in fasi importanti della loro carriera. Che poi non è nemmeno uno sbocco, ma sembra quasi un punto di partenza, simile a quella nazionale di Velasco che vinse gli Europei del 1989 e poi dominò per 10 anni. Sono tutti giovani, molto affiatati. Per essere all’altezza di questo paragone dovranno ancora vincere molto, ma l’inizio è molto incoraggiante, soprattutto per la solidità nei momenti di difficoltà che, in finale, sono stati vari e pesanti. E’ stata una vittoria del sistema-Italia, perché hanno vinto i nostri giovani contro Nazionali che, in gran numero, si erano affidate a nostri allenatori o a nostri membri di staff e che avevano in squadra un gran numero di atleti che militano nel nostro campionato. Siamo dappertutto, come i turisti giapponesi!”
GIUDIZI AZZURRI – “Comincio da Pinali: mi ha obiettivamente sorpreso la crescita fatta nel corso dell’estate, forse per quel brivido in più che può dare la maglia azzurra. Un grande Europeo, il suo. Ha avuto un unico momento di crisi proprio in finale, che ha lasciato strada alla grande prestazione di Romanò che, paradossalmente, era un’alternativa a cui avevo pensato anch’io quando ho composto la rosa della Consar dello scorso campionato. Poi Lavia, a mio avviso Mvp dell’intero torneo almeno a pari merito con Giannelli. Daniele non ha sbagliato una sola partita e penso che abbia tenuto la migliore della sua carriera per la finalissima, ulteriore dimostrazione di un profilo di predestinato che era già evidente prima che venisse da noi, ma che, soprattutto nel secondo anno a Ravenna, si è rafforzato. Fabio Ricci è subentrato in finale da protagonista. Nella prima azione ha fatto subito un muro vincente. Anche nella sua esultanza trattenuta ci ho visto la vera gioia, come quella del bambino che trova la frutta nel campo. Recine e Cortesia hanno avuto poco spazio. Per loro il traguardo era essere compresi in questo gruppo di 14 che potrà fare ancora grandi cose. Li ho visti sostenere i compagni in modo totale, senza quel velo di comprensibile invidia che può provare la riserva per i titolari. Decisivi per il gruppo”.