Intervistato in Patria, Marko Podrascanin ha parlato d’Italia, del sogno di chiudere la carriera nella sua città natale, dei nuovi compagni italiani giovani e campioni d’Europa, con parole belle e significativo per Ale Michieletto.
IN ITALIA MI SENTO A CASA -“Mi sento a casa qui dopo tanti anni. Sono nato a Novi Sad, lì ho passato tutte le selezioni della Vojvodina e ho fatto parte della prima squadra, poi sono andato in Italia e posso dire che questa è la mia seconda casa”, racconta Marko Podraščanin, membro del Nazionale serba, in un’intervista a Mozzart Sport. “Qui è nato il figlio minore Matija, la figlia Mila ha iniziato la prima elementare, quindi per noi è tutto qui. Anche se ci sono state delle offerte, non avevo voglia di cambiare. Penso ancora che il campionato in Italia sia il più difficile e il più bello da giocare”.
VORREI CHIUDERE A NOVI SAD – “Non ho più voglia di provare altro… Se non sono partito quando avevo 27 o 28 anni, non lo farò ora, a 34 anni. L’unica cosa che vorrei realizzare è finire la mia carriera nella mia città natale di Novi Sad. La Vojvodina ha una buona squadra da anni, i suoi obiettivi sono alti in tutte le competizioni, vorrei partecipare a tutto questo. Ma c’è ancora tempo. Finita la mia carriera, voglio assolutamente tornare a vivere a Novi Sad”.
“Abbiamo una squadra simile a quella dell’anno scorso. Non siamo favoriti in Italia, come sono Perugia e Modena. Abbiamo giocato bene in Supercoppa e vinto il primo trofeo. Abbiamo quattro, cinque giovani della Nazionale italiana, da poco campionessa d’Europa. La vecchia guardia siamo Lisinac, io e Kaziyski, quindi è una bella combinazione di giovinezza ed esperienza. Stiamo giocando bene, siamo terzi in campionato e credo che possiamo farcela”.
ORMAI GIOCATORI AFFERMATI – “Lavia, Sbertoli, Michieletto, Pinali: tutti dicevano che erano talenti, ma quando a 20 anni qualcuno vince l’Europeo e un trofeo in Italia, allora non si può più dire che ha del potenziale, ma che è un giocatore affermato. Mi alleno con loro ogni giorno e mi sento più giovane. Così ho allungato la mia carriera…”.
GIOCATORE RARO – “Michieletto l’ho conosciuto quando sono venuto a Trento e all’epoca era il terzo o quarto ricevitore. Entrava dalla panchina ed era già ovvio che fosse un grande talento. A proposito, è incredibile che abbia giocato come libero fino a poco tempo fa. Penso che sia passato a martello quattro anni fa perché nel corso dei due anni è cresciuto in modo anomalo. Ora, con 2,11 m, è sicuramente il giocatore più alto della nostra squadra ed il migliore nella ricezione del servizio. Questo è davvero raro… Non ho mai sperimentato durante 15 anni in Italia, né sulla scena della nazionale, che un giocatore così alto abbia una tale ricezione al servizio. Tutti i suoi fondamentali sono di alto livello ed è già uno dei migliori pallavolisti d’Italia”.