Da una delle più grandi e vincenti campionesse del volley mondiale degli anni 2000, un messaggio pieno di significato. La fuoriclasse brasiliana Sheilla Castro spiega perchè un campione, anche non più al top, deve essere libero di continuare la sua attività per sè e per la disciplina che ama e rappresenta.
Oggi mi stavo allenando e per caso mi sono ritrovata ad ascoltare la conversazione tra due uomini accanto a me… che parlava di qualche atleta: “dovrebbe fermarsi, questi giocatori non capiscono che è meglio fermarsi prima di iniziare a vergognarsi” … Ciao?
Lo so che molte persone la pensano così… e anche molti atleti hanno questa paura, paura di non esibirsi come una volta. Ma lasciate che vi spieghi una cosa a voi che non siete atleti: a volte squadre, club, sponsor, vogliono un atleta per molto di più della semplice prestazione. Ci sono atleti che attirano tifosi, attirano altri atleti, generano reddito e visibilità per lo sponsor, per il club, per la squadra. E mille altre cose… Quindi vi consiglio di non vedere le cose da un punto di vista ristretto, come quello che ho sentito oggi mentre mi allenavo. Apri la tua mente.
E ora un consiglio per gli altri atleti, chi decide quando è il momento di fermarsi sei tu, siamo noi. Non aver paura di non esibirti come prima, perché oggi, prendendoti cura bene del tuo fisico, puoi giocare fino a 40 anni e più facilmente. Vedi Federer, ad esempio nel tennis. O Nadal con 35 e nessun segno di calo degli introiti. Carol Gattaz va alla sua prima Olimpiade a 40 anni. Cristiano Ronaldo a 36… Ne posso nominare diversi qui! Ciò che ci limita oggi non è l’età, è la testa.
Quindi la decisione di smettere di giocare non dipenda da altro che l’atleta stesso. E se vuole essere in affari fino a 50 anni e qualcuno paga, puoi star certo che sta realizzando un profitto. Nessun atleta che si supera quotidianamente per rimanere attivo a lungo si vergogna, ma al contrario ispirano gli altri a seguire lo stesso percorso. E ispirano voi che non siete atleti che tutto è possibile con determinazione, perseveranza e resilienza”.