(Saverio Albanese per iVolleymegazine.it)- Un epilogo amaro, dal punto di vista sportivo a dir poco drammatico, certamente del tutto inaspettato dopo le premesse della squadra allestita ad inizio stagione, quello che ha purtroppo vissuto Tonno Callipo Vibo Valentia, tornata in Serie A2 al termine della sconfitta interna subita nella giornata conclusiva della regular season contro la quotata Gas Sales Bluenergy Piacenza guidata da “mister secolo” Lorenzo Bernardi (0- 3 finale, con parziali di 29- 31/ 23- 25/ 20- 25/).
Nello sport, in generale, le vittorie hanno tanti padri, ma quando si retrocede, invece, spesso e volentieri le colpe principali sono attribuite al timoniere della nave. Da giornalista navigato, credo, che l’unico che non può finire in questo “calderone” sia il patron Pippo Callipo, per un motivo abbastanza semplice, visto e considerato che in questi sei lustri di soldi di tasca propria ne ha messi davvero tanti, soprattutto negli ultimi anni.
Per quanto concerne il resto della “truppa”, sono, anzi siamo, tutti colpevoli di questa amara e dolorosa retrocessione. In primis partendo da noi giornalisti, alcuni dei quali si sono distinti per le solite ”battaglie di retrovia” (tra l’altro si hanno anche disertato il match conclusivo contro Piacenza), incapaci di imporre una linea comune a difesa di un principio fondamentale: le responsabilità sono individuali e bisogna una volta per tutte finirla di fare riferimenti generali.
Poi ci sono i palesi errori nella costruzione della squadra, a cui bisogna aggiungere la prematura partenza il 10 dicembre dello scorso anno solare dello schiacciatore ricettore brasiliano campione del mondo Douglas Sousa, vero “fiore all’occhiello” della campagna acquisti vibonese, l’infortunio della giovane stella del Sol Levante Yuji Nishida, gli innesti in corso d’opera di Gabriele Nelli e Christian Fromm che non hanno particolarmente inciso come si sperava potessero fare, ma non sono esenti da colpe sia il tecnico Valerio Baldovin che i giocatori della rosa, nonostante l’impegno, l’abnegazione e la serietà dimostrata nell’arco di tutta la stagione.
– A poco più di due settimane dal termine della stagione regolare, a tracciare un bilancio conclusivo con la solita pacatezza e la giusta dose di equilibrio è il tecnico bellunese Valerio Baldovin (56 “gettoni di presenza” nel biennio vibonese tra campionato, Play Off 5 posto e Coppa Italia, con 22 vittorie e 34 sconfitte).
“Rimane chiaramente molto amaro in bocca per come si è chiusa la stagione. Chiaramente tutti quanti speravamo di riuscire a portare la nave in porto, ma purtroppo non ci siamo riusciti e quindi, chiaramente, c’è ancora molto dispiacere”.
– Dopo la sconfitta interna contro Piacenza ho visto personalmente Rossard e Cester che si sono avvicinati per salutarla e rincuorarla, così come l’abbraccio con il capitano Davide Saitta. Un atteggiamento davvero carico di significati e valori simbolici nei suoi confronti.
“Sicuramente si. Diciamo che ho avuto parecchi attestazioni di stima in questo periodo oltre ai giocatori che tu hai citato da altre persone, anche da ex giocatori che mi hanno testimoniato la loro vicinanza, conoscendo il mio modo di pensare si sono fatti sentire per farmi percepire la loro vicinanza. Chiaramente sono manifestazioni di stima e di affetto che fanno molto piacere”.
– Se ci sono dei rimpianti al termine di questo campionato, quali sono quelli di Valerio Baldovin?
“E’ chiaro che abbiamo avuto una stagione difficile, perché senza stare qui a rimestare le cose che sono successe, avevamo una idea ben precisa di partire con una squadra e poi alla fine ci siamo ritrovati ad avere una squadra diversa da quella che era stata progettata all’inizio. Sicuramente, però, a prescindere da questo discorso, qualche occasione non siamo stati bravi a sfruttarla, in più di qualche partita giocando anche discretamente, poi dopo il punteggio importante dopo il venti, punto a punto, spesso abbiamo sommato degli errori che magari prima non abbiamo fatto. Questi episodi alla fine, quando ti mancano un paio di punti per salvarti, questo fa la differenza”.
– Nel biennio sulla panchina della Tonno Callipo Vibo, crede che l’ambiente giallorosso (e non) si ricorderà il risultato di questa amara retrocessione, oppure la stagione dei record in regular season, con il quinto posto assoluto nella stagione 2020- 2021?
“Io questo francamente non lo so ovviamente, ma è chiaro che c’è molto dispiacere perché quello che hai citato tu è successo l’anno scorso, adesso, sono tutti scottati e bruciati da quello che è successo quest’anno. Ovviamente dovrà passare un po più di tempo per trarre le giuste conclusioni. Io chiaramente sono molto contento di quello che è stato fatto il primo anno e comunque sono contento della esperienza fatta a Vibo Valentia, che è stata importante per me sia dal punto di vista professionale che umano”.
– Nel match da “mors tua vita mea” Padova vs Vibo erano presenti circa duemila persone, mentre a Vibo la settimana successiva nella sfida decisiva contro Piacenza appena più o meno un migliaio. E’ solo un fatto numerico, oppure prendendo esempio da queste due città c’è una cultura radicata diversa?
“Le piazze che conosco bene entrambe sono molto diverse nel senso che Padova credo, che come numero di tesserati, di pallavolisti, sia la terza provincia in tutta l’Italia, quindi ha un bacino di appassionati e di addetti ai lavori molto importante rispetto a quello che può avere Vibo. Noi, comunque, quando andiamo in campo a prescindere che ci sia il palazzetto pieno o vuoto cerchiamo di dare sempre il massimo, non credo che questro sia un aspetto che abbia fatto più di tanto la differenza”.
“E’ difficile fare questo tipo di valutazione, sicuramente diciamo che Nishida è stato un elemento molto importante dal punto di vista tecnico e infatti quando ci è stato assente per infortunio la sua assenza si è avvertita anche e sopratutto dal punto di vista della sua caratura umana, di quello che riusciva a portare in termini di serenità nel lavoro quotidiano in palestra. E’ stato un elemento importante e si è sentito anche nel momento in cui non poteva giocare, anche questo in un processo di allenamento questo ci ha un pochino penalizzato. Io sono assolutamente soddisfatto della stagione che ha fatto, chiaramente è un giocatore molto giovane, con ampi margini di miglioramento e qualche volta la sua gioventù si è un po’ vista, magari in alcuni momenti di alcune gare. Poi è difficile dire di chi mi aspettavo di più. Sicuramente se devo fare un nome Douglas perché poi se ne andato ed avevamo puntato molto. Tuttora io ritengo che lui sia un ottimo giocatore per forma grazie all’allenamento in palestra ma anche grazie al fatto di essere come dire tranquillo anche nelle dinamiche fuori dal campo. Lui purtroppo è durato poco e quindi questo è stato un fattore penalizzante. Da lui mi aspettavo che ci desse una mano soprattutto in attacco dove poteva essere un elemento molto importante per la squadra”.
– Tra i giovani giallorossi da lei visionati in questo biennio, ci può essere un elemento per esempio come Mattia Bottolo, che ha esordito con lei a Padova, ed è già arrivato alle soglie della nazionale maggiore?
“In questo momento direi di no se ti riferisci al settore giovanile”.
Per quanto concerne la prima squadra, per esempio Alberto Nicotra? “Nicotra è un giocatore molto talentuoso, che sicuramente potrà togliersi nel prossimo futuro delle soddisfazioni. Dipende molto da lui, dalla costanza di applicazione che avrà, e dalle opportunità che le verranno date. Chiaramente il paragone con Mattia Bottolo, forse, stride un pochino, perché Mattia è un giocatore già vicino alla nazionale maggiore, poi ci sono anche due anni di differenza, però Mattia già due anni fa faceva dìvedere di poter entrare in prima squadra. Forse è ancora presto fare un paragone tra i due giovani atleti, però sicuramente Nicotra è un giocatore che può togliersi delle belle soddisfazioni a medio e altro livello”.
“Non lo so, in questo momento non ho elementi per dire che cosa farò l’anno prossimo. Quindi, questa è una domanda a cui purtroppo non so darti adesso una risposta”.
– Da spettatore disinteressato, quale è la squadra favorita per la conquista del tricolore in questi Play Off?
“E’ sempre difficile cimentarsi in previsioni, anche se come impianto di squadra Perugia è quella che ha qualcosina in più. Però chi magari ha fatto meno bene del previsto come Modena e la stessa Civitanova se arrivano in fondo al momento più importante e sicuro ci arriveranno con la condizione giusta, possono fare anche loro la differenza, senza escludere, comunque anche Trento. Adesso, comunque, non voglio citarle tutte, però nei Play Off, quello che il passato ci insegna e che li quando arrivi in fondo a quelle due tre settimane, chi in quel momento è più performante vince, perché non c’è grande differenza fra le varie squadre citate. Sicuramente chi ha dimostrato fin ad oggi più stabilità è senz’altro Perugia, però io non sottovaluterei Civitanova, che ha avuto diversi problemi con giocatori importanti del calibro di Juantorena e Zaytsev, che possono spostare gli equilibri”.
– In ambito Europeo brilla il tricolore con le vittorie di Scandicci nella Cev Challeng Cup femminile (doppio 3- 0 in finale rifilato contro Tenerife) e quella della Vero Volley Monza nella Cev Cup maschile (stesso identico risultato inflitto in finale ai francesi del Tours). Ritiene possibile un fantastico poker con Conegliano (già in finale) in Champions League Femminile e una tra Itas Trentino o Sir Safety Conad Perugia nel torneo maschile alle SuperFinals del 21 e 22 maggio a Lubiana?
“Possibile sicuramente. Adesso magari del femminile non ne so tantissimo, ma per quanto riguarda il maschile i contendenti sono forti, però penso che le armi per portare a casa la vittoria ce le hanno sia Trento che a maggior ragione Perugia, che ha investito molto su questa Coppa”.
– A proposito di Trento e Perugia, alla loro ottava sfida stagionale prevista per giovedì prossimo in trentino (4- 3 per Perugia i precedenti), qual è la sua favorita?
“Secondo me anche se ha un piccolo vantaggio Trento, credo che comunque sia una partita molto equilibrata, con le due squadre che hanno la stessa percentuale del 50% per conquistare il passaggio alla finale di Lubiana”.
Nello sport si può vincere o perdere, ma l’insegnamento da non disperdere lasciato da Valerio Baldovin nelle due stagioni in terra calabra è quella che “se la vittoria è sempre preziosa, sono allo stesso tempo imprescindibili la dedizione al lavoro, la compostezza, l’umiltà, il rispetto, ma anche orgoglio e caparbietà…!!!”. Ad maiora Valerio…!