(Carlo Lisi per Corriere dello Sport)E’ il giorno della semifinale della Nations League femminile tra l’Italia e la Turchia. Un po’ la gara della verità per le azzurre che dopo aver eliminato nei quarti la Cina, con la nona vittoria consecutiva, sente profumo e voglia di finale. Ma per continuare ad ambire ai gradini più alti del podio le azzurre di Mazzanti dovranno superare le padrone di casa sostenuta dal loro grande e chiassoso pubblico: la Turchia di Giovanni Guidetti che sta vivendo in primo piano l’ennesima grande stagione della sua carriera in panchina, che lo ha visto vincere praticamente tutto con il Vakifbank Istanbul, dove approderà in autunno il simbolo del volley femminile tricolore, Paola Egonu.
Per l’ennesima volta in carriera si trova fronteggiare l’Italia nella corsa al podio di una grande manifestazione
“Ormai mi considero cittadino del mondo e devo affrontare una semifinale importante contro una grande squadra, che sia l’Italia, che sia l’America e considero soltanto l’aspetto agonistico mi troverò davanti una squadra molto, molto forte, senza punti deboli contro cui sarà davvero difficile vincere”.
Come ci arriva la sua Turchia a questa sfida?
Un torneo giocato in crescendo, che Finals si aspetta?
“Abbiamo giocato una Nations League un po’ sottotono rispetto gli altri anni. La formula è un po’ strana non tutti hanno giocato con tutte le squadre più forti come noi. Siamo cresciuti strada facendo. Al di là di questo, qui ad Ankara, giochiamo davanti a 15mila spettatori, che impazziscono per noi e questo ci da quel qualcosa in più per non mollare su ogni palla, e ci può aiutare a trovare quel gioco che ci è mancato sinora e che speriamo si veda nelle ultime due partite, le più importanti”.
C’è difficoltà a lavorare con una squadra che lavora tutto l’anno con lei, anche nel club e l’altra che lo fa soltanto in nazionale?
“E’ comunque più facile che allenare una squadra composta di 14 atlete che non alleno mai durante l’anno. Io mi considero già fortunato. E’ il mio quinto anno alla guida della Turchia il mio metodo è abbastanza noto, Considero un vantaggio avere 5-6 atlete che lavorano sempre con me. Nel gruppo non ci sono invidie o gelosie. Quando finisce il campionato comincia la nazionale. Si chiude un “file” e se ne apre un altro”.
Oggi si trova davanti Paola Egonu, con cui dalla prossima stagione potrete scrivere insieme pagine importanti nella carriera di entrambi: la migliore giocatrice del momento insieme ad un tecnico che con il club è tra i migliori e il più vincente dell’ultimo decennio
“Ringrazio per il complimento, ma mi piace pensare che nel 2023 non ho ancora vinto nulla… – poi quando gli facciamo notare che nel 2022 ha vinto quasi tutto e ancora non è finito ha aggiunto – Speriamo che ci sia il tempo di vincere ancora qualche medaglia. Su Paola devo dire che è incredibile. Ho visto in televisione la partita contro la Cina e guardandola mi dava l’impressione che non stesse giocando benissimo. Poi ho guardato il tabellino ed ho letto 36 punti! Ci ha talmente abituato tutti a fare cose straordinarie che quando fa le cose soltanto molto bene, neanche ci fai caso. Ti sembra che giochi male quando fa un punto non spettacolare”.
C’è un modo per limitarla?
“Tutti i più grandi atleti vengono difesi e murati nello stesso modo dalle varie squadre. C’è un sistema per fermare la Boskovic, un altro per difendere contro l’Haak. Per l’Egonu ogni squadra cambia sistema perché nessuno ha ancora trovato il modo per fermarla. Non funziona mai niente e tutti provano a trovare un modo diverso. Tutti hanno fallito e tutti continuano a cambiare – poi concludendo – E’ una attaccante straordinaria, unica al mondo un’altra così non l’ho mai vista in vita mia. Sono contento ed emozionato perché la vedrò dal prossimo anno da vicino e non da lontano.”