(Carlo Lisi per Corriere dello Sport) Oggi nessuno lo mette più in dubbio, anche se nella sua carriera ha giocato più partite in nazionale che in SuperLega, Yuri Romanò è l’uomo nuovo della pallavolo italiana, anche se la sua esplosione è arrivata in ritardo rispetto a quanto avviene di solito a chi ha una potenza ed un talento come il suo.
Un anno fa è diventato protagonista di prepotenza nel corso della finale del campionato Europeo. Quasi lo avesse voluto tenere nascosto, il ct Ferdinando De Giorgi, l’aveva tenuto quasi nascosto per tutta la rassegna continentale, ma lui quando è entrato in campo è sembrato un leone che usciva dalla gabbia. Ha iniziato a martellare e si è preso la scena e non l’ha più lasciata.
Il suo curriculum è davvero particolare 35 partite giocate in azzurro ad oggi, contro soltanto 28 in Superlega. Confronto strano se si va a vedere che in campionato ha giocato pochino in realtà per colpa di qualche problema fisico, ma anche per la scelta del tecnico dell’Allianz Milano che quasi sempre gli ha preferito Jean Patry. Roberto Piazza non è da criticare più di tanto il transalpino è il campione olimpico, un altro grande talento.
Ma proprio contro l’intera squadra oro a Tokyo 2020, Yuri ragazzone di 2005 centimetri, nato a Monza 25 anni fa, ha fatto vedere il meglio di sé, non più tardi di 72 ore fa, giocando un match degno di entrare negli annali pieni di fuoriclasse della pallavolo italiana. E questa sera il mancino Romanò torna confrontarsi con quel sestetto sloveno da cui si è iniziata questa storia
Stessa città, stesso impianto, stesso avversario: quale è la prima cosa che le è venuta in mente quando ha saputo che avreste giocato contro la Slovenia?
“Quando penso a questa città ed alla Slovenia è inevitabile tornare alla finale dell’Europeo dello scorso anno, che ha creato dei ricordi indelebili nella mia testa. Ripenso a quella partita sperando di creare nuovi ricordi, altrettanto belli nella stessa città e nello stesso impianto, questa sera”.
Dodici mesi dopo quella finale cosa è cambiato nella sua testa e nella sua carriera?
“Cosa è cambiato in me e nella mia carriera? Ho più esperienza e più consapevolezza. Quando ho giocato l’Europeo l’anno scorso, non avevo mai fatto una partita di SuperLega. Quest’anno ho un campionato di alto livello in più e un’estate di grandi partite, come opposto della nazionale italiana. Tutto questo mi dà una consapevolezza in più dei miei mezzi”.
Oggi nessuno può discutere che lei è l’opposto titolare dell’Italia: come affronta questa cosa?
“Essere l’opposto titolare è una cosa che vivo benissimo, nel senso che mi sembra di stare in un bel sogno. Sto vivendo questa nuova situazione con grande serenità. Non nego che un po’ di pressione c’è, ma credo che sia inevitabile. Ma quello che mi sono imposto da solo, questa estate, è quello di godermela veramente, con entusiasmo. Sto cavalcando questa cosa”.
Nel post Italia-Francia ha usato un termine particolare: “Abbiamo messo in campo la nostra giovane spavalderia”. E’ il modo in cui vede la “sua” nazionale?
“Si credo che la spavalderia sia un po’ il nostro segreto, che deriva dal fatto che siamo un gruppo giovane. E’ quello stato d’animo che abbiamo ritrovato dopo le Finals di Nations League, dove forse ci era mancato e ci eravamo un po’ snaturati. Mentre al Mondiale sino ad ora siamo riusciti ad essere spavaldi e noi stessi indipendentemente dall’avversario che ci trovavamo davanti”.
Cosa non deve fare l’Italia contro la Slovenia?
“L’importante sarà non snaturarci. Dobbiamo continuare sul nostro percorso come abbiamo fatto sino ad oggi, con il nostro gioco, le nostre idee, il nostro atteggiamento. Pensando molto a noi e non preoccupandoci di chi sta dall’altra parte della rete”.
Cosa c’è da temere nella squadra che troverete nell’altro campo?
“I nostri avversari dui questa sera, sono una squadra assolutamente temibile. Sono anni che giocano ad alto livello e che raggiungono piazzamenti importanti con ben 3 finali Europee. Sono sempre gli stessi giocatori. Quindi sono un gruppo ben amalgamato. Li affrontiamo in una semifinale Mondiale, se sono arrivati qui vuol dire che, come noi. se lo sono meritato. Mi aspetto una partita tosta alla pari e la farà sua chi l’affronterà meglio”.
Come lo vede il podio: vicino o lontano?
“Il podio sembra vicino, ma nella mia testa è ancora molto distante. Abbiamo ancora una partita durissima da affrontare. La strada è lunga, quindi lo vedo lontano. Ovviamente è quello a cui pensiamo e puntiamo arrivati a questo punto, ma bisogna stare con i piedi per terra e lavorare ancora. Poi in partita dare il massimo per raggiungerlo”.