(Carlo Lisi per il Corriere dello sport) Il 15 ottobre, il giorno del suo 46mo compleanno si giocherà la finale del Mondiale femminile di pallavolo 2022. Chissà se le sue ragazze gli vorranno regalare un podio Mondiale.
O magari di più. Davide Mazzanti e la sua Italia sono pronti per affrontare il torneo più importante dell’anno, con l’intenzione di rendere ancora più sfavillante la medaglia che si misero al collo a Tokyo nel 2018. Campione d’Europa, dopo un mese dalla delusione olimpica, trionfatrice dell’ultima Nations League, la nostra nazionale guidata da Paola Egonu e capitanata da Miriam Sylla, composta da tanti invidiati talenti, vuole tornare a far sventolare sul pennone più alto della rassegna iridata il tricolore, come nell’ormai lontano 2002 a Berlino.
L’Italia di Mazzanti giocherà il Mondiale interamente in Olanda, anche se il paese dei tulipani divide l’organizzazione con la Polonia.
A due passi da Arnhem a Papendal si è iniziata la sua storia di ct: ha raccolto più o meno di quello che si aspettava?
“E’ una bella domanda, quando inizi una storia non sai mai come andrà. – ci ha detto il tecnico marchigiano – Ma devo dire che quello che abbiamo raccolto è stato davvero tanto. Almeno all’inizio anche inaspettato. Penso alla medaglia d’argento conquistata nel Grand Prix 2017 quando questa avventura era appena iniziata, la medaglia d’argento al Mondiale 2018: una cosa inaspettata essere così competitivi da subito”
In cinque anni la sua Italia si è completata, pensa che questa sia quella giusta per un Mondiale che vi vede tra i favoriti?
“Noi abbiamo fatto un ricambio generazionale nel 2017 e in questo momento siamo in vantaggio rispetto a lo ha fatto negli ultimi anni. Sono stati 5 anni di esperienze in cui le ragazze sono cresciute sotto ogni punto di vista, quindi anno dopo anno è cresciuta la capacità di stare in campo, la consapevolezza della propria forza e qualità”
Come ci arriviamo a questo appuntamento, che è lunghissimo almeno come quello della maschile è stato breve
“Ci arriviamo consci di aver fatto un gran percorso. L’oro in VNL è stata una iniezione di fiducia importante per noi. Avevamo individuato dei punti di forza, che sono tornati fuori anche nell’ultima uscita nel torneo di Napoli. La cosa più importante che abbiamo fatto, è riuscire ad arrivare nella miglior condizione fisica, perché sono stati anni stressanti per le ragazze per la grande attività di club e di nazionale. Al Mondiale ci arriviamo nelle migliori condizioni fisiche. Le ragazze stanno bene ed abbiamo ottenuto quello che avevamo messo in preventivo”
Il successo, forse meglio dire il trionfo nella Nations League, vi pone come favorite per il titolo?
“Io ho ribaltato il concetto delle “favorite”. Ho detto alle ragazze che molte la situazione è il contrario di quel che ti viene detto. Essere i favoriti vuol dire che gli altri non ti concederanno niente, che non ci faranno nessun favore per arrivare a quello che vogliamo conquistarci, per questo dobbiamo dare ancora più valore a quello che facciamo. Io detto che siamo assolutamente sfavoriti perché nessun ci regalerà niente”.
A Napoli avete affrontato 3 squadre (Turchia, Polonia e Serbia) da primissimi posti, in corsa delle medaglie. Oltre a loro chi ci metti?
“Oltre a loro ci saranno la Cina, il Brasile, gli Stati Uniti. Tutte squadre che possono avere il colpo del ko nello scontro ad eliminazione diretta: queste saranno le squadre che si giocheranno le medaglie”
Il trionfo della maschile vi servirà più da stimolo, o vi metterà pressione?
“Una domanda che mi hanno fatto in molti. Vediamo il loro successo come una doppia magia: quella che hanno fatto raggiungendo un risultato così importante e l’altra che abbiamo vissuto noi come tifosi. E’ stato il mio primo a cui ho “partecipato” con questa veste: non credevo di vivere tante emozioni da tifoso. A volte i miei battiti erano più alti di quelli che ho in panchina. E’ stato strano perché mi ha fatto pensare quante emozioni arrivano a casa ed ai tifosi sulle tribune. Dall’altra patrte è bello quando vedi una squadra giocare così bene e tu capisci cosa vuol dire respirare quelle sensazioni: noi ci dobbiamo tenere dentro quella magia che ci hanno fatto vivere quei ragazzi, perché è quella che ci serve”
E’ l’occasione per mettere una pietra tombale sulla delusione dei Giochi?
“Secondo me non è che dobbiamo cancellare qualcosa. Io me la porto dentro e così sarà per sempre. Non è che le vittorie o le sconfitte si cancellano: restano lì. E anzi penso che sia importante riuscire a tenerle lì, perché comunque ti hanno insegnato qualcosa. A volte penso che sia come quando nella vita perdi qualcosa di molto caro. Non è che lo cancelli, ma ti ricorda quel vissuto. Poi dipende cosa ci fai con le cose: se le vedi come un rammarico oppure le usi per fare un passo in avanti. La vita è così non ti permette di cancellare niente, ma ti fa elaborare”.