Tra i grandi artefici del trionfo in SuperCoppa c’è il tecnico di Perugia Andrea Anastasi, che è rientrato in Italia dopo diverse ed ha subito festeggiato una vittoria. Intervistato da Davide Romani per la Gazzetta dello Sport tra l’altro ha dichiarato.
SQUADRA DA BATTERE – “Non mi preoccupo di questa cosa perché è una situazione che non dipende da me. So di guidare una grande squadra e cerco di allenarla bene per portarla pronta agli appuntamenti importanti. Soprattutto cerco di capire i miei ragazzi”.
EMPATIA CON LA SQUADRA – “Provo a immedesimarmi in loro. Ho un gruppo variegato, una squadra internazionale. C’è un brasiliano come Flavio che arriva dallo stato del Minas Gerais, persone dedite al lavoro. Poi ho due cubani come Herrera e Cardenas, atleti che stanno cercando la loro strada e io devo aiutarli in questo. Leon è invece un cubano atipico avendo vissuto quasi tutta la sua carriera in Europa tra Russia, Polonia e Italia. E anche i ragazzi italiani hanno provenienze diverse: dal siciliano Russo al bolzanino Giannelli. Cerco di parlare molto con loro ma soprattutto li ascolto”.
NIENTE URLI – “Ho notato che questa squadra non ha bisogno di urla. È un gruppo che reagisce senza molti stimoli. Dopo la finale ho parlato con Semeniuk: è stato lui il primo a dirmi che aveva giocato male e che era giusto toglierlo (la mossa che ha cambiato l’esito della finale, ndr)”.
DOPO 17 ANNI – “Ho maturato esperienze e conoscenze fondamentali per essere oggi in grado di fare da capo allenatore in un club importante come Perugia. Soprattutto gli anni vissuti all’estero con le nazionali di Spagna, Polonia e Belgio e nei club polacchi oltre ai due periodi con l’Italia mi hanno aperto la mente. Vivere lontano dal proprio Paese ti obbliga ad adattarti”.
SIRCI VULCANICO – “Gino è unico. È appassionato, interessato alla vita della squadra tanto che una volta ogni 15 giorni andiamo a cena per parlare esclusivamente di pallavolo”.
INCIDENTE LEON – “Abbiamo avuto tutti paura. Quando ho visto i giocatori allontanarsi mi sono spaventato. Poi il nostro dottore e subito intervenuto e Wilfredo si è ripreso. Ma solo quando l’ho visto festeggiare con i compagni mi sono tranquillizzato e ho iniziato a godere di questo successo”
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