Stefano Lavarini appena conclusa la prima stagione sulla panchina della Polonia si è subito “tuffato” nella nostra serie A1 sulla panchina di Novara, squadra che punta a detronizzare Conegliano. In una intervista concessa a Sara Kalisz pubblica su sport.tvp.pl. Si è soffermato su due problematiche stanno tenendo banco negli ultimi giorni: l’attività sempre più vasta e stressante per gli atleti e la regola che si è data la nostra Lega maschile di mulgtare i tecnici che hanno il doppio incarico: unendo una panchina nel campionato italiano, con quella di una nazionale straniera.
ATTIVITa’ ESAGERATA – “Penso che questo sia il problema principale della pallavolo mondiale in questo momento. Secondo me, la Federazione non tiene conto di quanto possa essere stressante per le ragazze. Non hanno tregua e, giocando nei migliori club, giocano sempre per gli obiettivi più importanti. È impossibile, trascorrendo dodici mesi all’anno in campo senza sosta, che possano dare il meglio di sé ed essere sempre perfetti sotto questa pressione. Ho calcolato che nell’ultimo anno ho giocato in media ogni quattro o cinque giorni. Ognuna di queste partite era importante. Credo che sia ancora più importante che le ragazze non lavorino in questo modo. Il calendario è pazzesco.
LA PIU’ ESAUSTA – “Jordyn Poulter è arrivata infortunata. Non si è ancora completamente ripresa. Inoltre, Ebrar Karakurt era piuttosto stanca e affaticata. Quanto alle italiane, sono tornate in buona forma, anche se non hanno avuto il tempo di riposarsi. Dopo un evento come i Campionati del Mondo, i giocatori e le giocatrici di pallavolo possono essere in ottima forma. Il problema è che arriverà un momento in cui questo non ci sarà più e non ci sarà più tempo per riposare e loro giocheranno nonostante tutto. Questa regola non vale solo per le mie giocatrici, ma per ogni atleta di altissimo livello. Quindi la chiave è la gestione, trovare l’equilibrio nelle partite. Dovremo prenderci cura degli atleti cercando di ottenere i migliori risultati”.
DOPPIO INCARICO – “Non ho dovuto pagare perché la regola è diversa. Fino a questo momento, nel nostro caso non si è mai parlato di introdurre una regola simile a quella del settore maschile, che è una cosa senza logica, secondo me. Penso che un giorno dovrà cambiare. Tuttavia, non ho abbastanza conoscenze per parlarne compiutamente. A prima vista, però, è pazzesco che si debba pagare per poter lavorare. Sono fortunato che in Italia non ci sia un divieto per gli allenatori femminili. Posso guidare una squadra italiana e allo stesso tempo essere un allenatore di una nazionale. Tutto quello che dovevo fare era ottenere l’approvazione del mio club, ma l’ho fatto quando ho iniziato a lavorare con la nazionale femminile coreana. Finora non ho avuto problemi. Capirei la situazione in discussione se la Federazione Italiana non permettesse all’allenatore della propria nazionale di allenare il club. È una regola che riguarderebbe semplicemente le specificità della funzione, e sarebbe un compromesso che un allenatore accetterebbe volontariamente se volesse prendere il timone della Nazionale italiana. Per alcuni, inoltre, la giustificazione sarebbe quella di non lavorare per un club del Paese di cui si guida la nazionale. L’idea folle per me, tuttavia, è che l’allenatore di un club italiano non possa essere l’allenatore di nessuna squadra nazionale, a meno che non paghi. Credo che tutto debba essere possibile e che la nazionale e il club debbano decidere su quale profilo di allenatore puntare”.