Che fosse un vero leader ce lo ha fatto capire sin da quando poco più che maggiorenne ha preso le redini della squadra azzurra conducendola prima alla qualificazione olimpica verso Rio e poi l’argento nei giochi brasiliani.
Oggi Simone Giannelli, solo 26 anni è l’indiscutibile n.1 in Italia e probabilmente anche al mondo, ruolo che gli contende il suo compagno di club Wilfredo Leon, ma non è sazio ed è pronto a cercare altri trionfi di squadra e personali. Come ha raccontato in una profonda intervista a Filippo Ferraioli de Il Giornale di cui pubblichiamo diversi stralci.
AMBIZIONE E ORGOGLIO – “La mia ambizione è quella di vincere il più possibile con Perugia e con la Nazionale, piuttosto che conquistare i premi individuali. Certo, se con i trofei arrivano anche questi titoli ben venga. Ma i riconoscimenti personali rappresentano comunque un contorno rispetto ai successi di squadra, che sono il vero obiettivo di ogni atleta. Il Mondiale per Club è stato il primo trofeo internazionale di Perugia, e sono molto orgoglioso di aver dato il mio contributo per raggiungere un traguardo storico per la nostra società”
SCELTA AZZECCATA – “Ormai è passato un anno e mezzo dalla mia partenza da Trento, e la scelta di venire a Perugia si sta rivelando azzeccata sotto tutti i punti di vista. Ambiente, staff e squadra sono eccezionali, ingredienti perfetti per fare pallavolo ad altissimo livello. Il fatto che il Mondiale per Club sia stato un derby italiano, con tanti azzurri in campo a giocarsi un trofeo così importante, rappresenta l’ennesimo segnale positivo per il nostro volley e per il nostro campionato, che si è confermato ancora una volta tra i migliori al mondo. Sia noi che Trento abbiamo battuto avversari di grande valore in maniera abbastanza netta, e credo che tutti i miei compagni di nazionale (li chiama “i miei ragazzi”, da vero condottiero azzurro, ndr.) abbiano espresso un livello di gioco altissimo. Segnali che non possono che essere di buon auspicio per il futuro del nostro movimento”
DE GIORGI E ANASTASI – “Parliamo di due leggende, che da giocatori prima e da allenatori poi hanno segnato un’epoca, tracciando il solco per le generazioni successive. È anche grazie a loro se il nostro volley ha raggiunto l’élite mondiale, e dalla panchina riescono a trasmettere quelle sensazioni che soltanto chi ha affrontato partite di un certo livello può conoscere. Sono accomunati dalla capacità di infondere serenità anche nei momenti più complicati, è una fortuna poter essere allenato da due figure così ed è anche grazie a loro che sto crescendo come atleta e come persona”.
PORTATORE DI MENTALITA’ – “…Cerco di essere portatore di questa mentalità in spogliatoio, e non c’è miglior riscontro del vedere i miei compagni spingere ancora di più dopo ogni vittoria. È così che si costruisce una cultura vincente, quella che potrà portarci a centrare tutti i nostri obiettivi”.
GIOCARE IN CASA – “Nelle finali di Nations League a Bologna, la scorsa estate, abbiamo sofferto un po’ la pressione. Normale, per un gruppo giovane che si è trovato per la prima volta a giocarsi un trofeo importante davanti al proprio pubblico. Dovremo imparare, come squadra e come gruppo, a portare dalla nostra parte tutta l’energia e la passione che ci daranno i nostri tifosi”.
SQUADRA DA BATTERE – “Quest’anno siamo arrivati al Mondiale da campioni d’Europa: gli avversari ci attendevano al varco, ma siamo comunque riusciti a portare a casa il titolo. Se devo essere sincero, questo tipo di pressione non ha mai rappresentato un problema durante tutta la mia camera. Anzi, quando ci sono aspettative alte significa che sta andando tutto bene, semmai è quando mancano che bisogna iniziare a preoccuparsi. Giocando l’Europeo in casa, a maggior ragione, quello della pressione sarà un fattore col quale dovremo convivere. Ma questa Nazionale può contare su un bel gruppo, sano e di grande carattere, e sono sicuro che sapremo trasformare in energia e motivazioni ulteriori la spinta e il tifo del nostro pubblico”