Intervistata da Pierfrancesco Catucci per il Corriere della Sera, la presidente della Vero Volley Milano Alessandra parla del futuro del suo club: del possibile arrivo da molti dato per scontato di Paola Egonu, del suo inserimento nel tessuto della squadra e della società, soprattutto dello spostamento a Milano come sede di gioco al riguardo ribadisce che la squadra maschile continuerà ad avere come terreno amico l’Arena di Monza. Ecco alcuni stralci dell’intervista
EGONU – “Come qualche altra squadra di vertice abbiamo fatto la nostra offerta e siamo fiduciosi che la trattativa possa andare a buon fine. Ora, però, è tesserata col Vakifbank e non sarebbe giusto parlarne: noi ci stiamo lavorando seriamente”.
COME LE ALTRE – “Egonu se verrà qui, sarà trattata come le altre. Da noi, anche se sei la più forte al mondo, non puoi aspettarti un trattamento speciale. Questo è un posto di cultura sportiva e gli atleti sono costretti a riflettere su loro stessi. Ma è anche un posto in cui sono sempre difesi, soprattutto quando le cose vanno meno bene. L’importante è assumersi le proprie responsabilità”.
INSERIMENTO – “La chiave è lo spirito di squadra. Costruirlo, quando hai giocatrici forti e di personalità, è complicato. C’è bisogno di lavoro. È il prossimo passo da fare per costruire la mentalità vincente”.
FUORI DAL CAMPO – “A me piacciono le atlete che utilizzano la propria immagine per parlare di temi sociali. Ci siamo definiti “driven by values” (guidati dai valori, ndr), ma tutto deve essere inserito in un contesto credibile, costruito con intelligenza”. Cosa intende? “Che se hai un tema che ti è caro, chiunque tu sia, devi agire in maniera autentica. Questo è il posto ideale per parlare di temi importanti come il razzismo, ma non può essere uno spot da utilizzare quando le cose non vanno bene sotto altri punti di vista. La credibilità passa da lì ed Egonu può fare tanto, a patto che si lavori in maniera strategica”.
PERCHE’ MILANO – “Milano vuole una squadra forte e spendacciona (ride, ndr). Puntiamo allo scudetto nei prossimi 3 anni e a un percorso di internazionalizzazione. Ma vogliamo crescere ancora a livello manageriale e di promozione dell’attività di base. Milano può dare tanto: in Lombardia ci sono 55mila tesserati, un quinto dei quali in città. … Ci pensavamo da tempo. A Monza poche aziende del territorio ci hanno sostenuto. Poi è arrivato il calcio e la convivenza è pesante, vista la pessima organizzazione di Prefettura e Questura che ci impediscono di lavorare quando il Monza gioca in casa”.