(Rosita Mercatante per iVolleymagazine.it) Avrebbe voluto fare il calciatore. I suoi sogni da atleta sono nati sul rettangolo verde dove si è messo alla prova per otto anni. Poi però il destino (e qualche suggerimento della mamma Morena, ex pallavolista) lo ha fatto virare verso il mondo del volley. E menomale, visti i risultati! Yuri Romanò, un mix di talento e umiltà, a 26 anni è già entrato nella storia della pallavolo vincendo sia gli Europei che i Mondiali.
L’opposto nato a Monza si racconta senza veli in un’intervista realizzata dall’Ufficio Stampa della Gas Sales Bluenergy Piacenza, club dove disputerà la sua seconda stagione agonistica.
Pazienza e costanza sono gli elementi che hanno condito gli anni della sua gavetta. Dopo le stagioni trascorse in A2 e una da riserva a Milano in SuperLega, ha trovato la sua occasione quando Ferdinando De Giorgi, commissario tecnico della nazionale azzurra lo ha convocato per la rassegna continentale. Poi i Mondiali per dimostrare tutto il suo valore: “Ho atteso il momento giusto per mettere in pratica tutto ciò che avevo imparato” afferma.
Con freschezza e spontaneità parla della sua vita personale che, come è normale che sia, si intreccia con quella professionale. La contaminazione è più che positiva, merito dei suoi affetti più grandi ovvero la famiglia e la compagna Marta: “I miei genitori mi hanno sempre sostenuto anche quando ero lontano da casa. Con Marta stiamo insieme da due anni, è arrivata in un momento molto particolare della mia carriera e quando torno a casa averla a fianco mi fa staccare da tutto, significa vivere qualsiasi cosa con la giusta importanza e trasporto”.
Studente in Economia, tifoso dell’Inter e appassionato di Formula Uno, Yuri Romanò ha le idee chiare sul suo futuro: “Nella vita creare una famiglia che comunque con Marta stiamo già pensando di costruire. Nella pallavolo l’Olimpiade, anche giocarla e vivere quell’ambiente è un sogno”. E quando la sua carriera da atleta terminerà non ambisce a restare nel mondo della pallavolo come allenatore.
Qualche bella soddisfazione è già arrivata nella sua carriera, come vincere il mondiale a soli 25 anni e ritrovarsi a festeggiare con il suo idolo Simon. Quello che basta per ripagare ogni suo sacrificio: “Il momento più difficile forse arriva in estate, mi pesa di più di altri perché giocando in nazionale non hai vacanze, non riesci a vivere o vedere Marta per diversi mesi come invece capita durante l’anno ma la nazionale… non è un peso e se lo fosse mi fa piacere averlo”.
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