(Saverio Albanese per iVolleymagazine.it) Dopo aver vissuto una stagione sportiva tra tante luci, e poche ombre, il “prode” centrale palmese Rocco Barone è stato giustamente premiato dalla Delta Group Porto Viro con il prolungamento del contratto fino al 30 giugno 2024.
Quella che inizierà tra poco più di dieci giorni nello storico impianto del “Pala De Andrè” di Ravenna sarà la terza stagione consecutiva con la casacca nero fucsia per l’ex azzurro, che alla soglia dei 36 anni disputerà il sesto torneo di Serie A2, ai quali vanno aggiunti le tredici stagioni in Serie A1/SuperLega: un palmares di prim’ordine, per un atleta che ha scritto pagine importanti nel volley italiano, sfiorando lo scudetto tricolore a Perugia, con l’oro azzurro ai Giochi del Mediterraneo nel 2009 disputati in Abruzzo (che brilla di luce propria).
Nell’ultima stagione Porto Viro ha ottenuto uno splendido terzo posto nella Regular Season, cedendo poi le armi davanti a Bergamo nel primo turno dei Play Off. A tuo avviso che cosa vi è mancato nei match contro gli orobici?
“Sapevamo che sarebbe stata una serie molto difficile perché Bergamo era una delle squadre attrezzate per fare il salto di categoria. Probabilmente ci è mancato quel pizzico di lucidità nei momenti topici, perché alla fine, anche in gara due a Bergamo, ce la siamo giocata, abbiamo avuto sfortuna a livello fisico perché abbiamo perso due giocatori importanti come lo schiacciatore Felice Sette, che si è fatto male nel primo set e l’altro centrale Sperandio, invece, ha avuto dei problemi fisici. Per cui non siamo stati molto fortunati. Però, la fortuna non gioca in campo, Bergamo ha dimostrato comunque di meritare il passaggio del turno, ma noi possiamo essere soddisfatti, perché chiudere al terzo posto la regular season e giocarci un posto in finale per i Play Off è già tanta roba per una società giocane, comunque tra virgolette inesperta, per il panorama della serie A2 maschile”.
Come giudichi il tuo rendimento personale, tenendo in debito conto i problemi fisici che ti hanno condizionato nel girone di ritorno?
“La mia stagione è stata molto in crescendo. Non ho iniziato al top della condizione perché purtroppo l’estate precedente ho dovuto gestire un infortunio che tuttora mi porto dietro e mi porterò dietro per tutta la vita e riguarda le cartilagene alle ginocchia. Sono venti anni che salto e sai benissimo che i centrali sono molto sollecitati dal punto di vista dei salti ed ho dovuto gestirmi al meglio l’inizio della preparazione, sono entrato in forma un pochino troppo tardi, perché non è stato semplice recuperare da questa infiammazione. Il girone di andata ho giocato titolare fino alla partita di Castellana Grotte nei quarti di finale di Coppa Italia, poi mi sono fatto male alla schiena nel primo set del match di Coppa e da li, anche per meriti dei miei compagni di ruolo che mi hanno sostituito, hanno giocato benissimo, fino al termine della stagione. D’altronde, la nostra squadra era stata costruita per avere tre centrali che potessero tutti e tre giocare nello starting six”.
La stagione 2023–2024 è quella del tuo terzo anno consecutivo a Porto Viro. A tuo avviso il passionale pubblico nero fucsia può trascinarvi verso il sogno della SuperLega?
“Hai detto bene, è un sogno, bisogna anche scontrarsi a volte con la realtà, essere realisti. Come ti dicevo poco fa, Porto Viro è giovanissima nella pallavolo che conta, in questo caso nel torneo di Serie A2, bisogna fare le cose step by step, cercare ogni anno di mettere un mattone per crescere con i dovuti modo, i dovuti metodi. Io penso che abbiamo già fatto uno step importante lo scorso anno con il terzo posto finale in regular season, adesso sarà molto difficile confermarsi, perché quest’anno sarà un campionato con diverse squadre che ambiscono alla vittoria finale. Quindi è un sogno, continuiamo a sognare, però bisogna essere sempre realisti e restare con i piedi sempre ben saldi a terra”.
Nella tua splendida carriera sportiva hai giocato 13 stagioni in SuperLega e stai per affrontare il sesto campionato di Serie A2, il quinto consecutivo. In una longevità non comune, coltivi ancora i tuoi sogni nel cassetto?
“I numeri me li hai detti tu ma io non sono bravo in queste cose, forse, mi ricorso sinceramente l’esordio a Montichiari in Serie A1 e non mi ricordo nemmeno l’anno perché non sono pratico con i numeri e lo lascio fare a voi giornalisti che siete molto bravi anche con le statistiche. Come sogno nel cassetto mi piacerebbe rivivere ancora una promozione, o comunque di alzare un trofeo che può essere la Coppa Italia o la SuperCoppa. Io sono sempre stato per natura un giocatore ambizioso, ed è ovvio che da atleta mi piace vincere. Noi ci alleniamo tutti i giorni, facciamo sacrifici perché comunque vogliamo assaporare il gusto della vittoria, ma la vittoria la domenica ha un valore importante, ma conta anche farsi trovare pronti quando ci sono le partite importanti, dove la posta in palio è davvero altissima”.
“Secondo me arriveranno a prescindere nel senso se tu lavori bene, perché il concetto è sempre quello: nessuno ti regala niente. Lo sport, come nella vita, tutto dipende dal sacrificio che ognuno di noi ci mette per provare ogni giorno a migliorare, quindi io penso che quest’anno sono ancora più consapevole di dover lavorare per farmi trovare pronto a mettermi a disposizione della squadra, del mister, per cercare di dare il mio contributo. Dunque, non voglio guardare i numeri perché poi possono diventare anche dei tabù, ma a me interessa principalmente stare bene, perchè se sto bene non mi reputo sinceramente secondo a nessuno nonostante ci sono tanti giovani che stanno venendo fuori, però dalla mia io ci metto sempre tanta esperienza, tanta umiltà, perché mai nessuno mi ha regalato niente e ancora tanta voglia di dare il mio contributo alla mia squadra di Porto Viro”
Visti i tuoi trascorsi con la casacca giallorossa della Tonno Callipo Vibo dove hai disputato otto stagioni in SuperLega e una in A2, cosa ne pensi della dolorosa rinuncia alla Superlega da parte del presidentissimo Pippo Callipo?
“Da ex giocatore della Tonno Callipo mi dispiace davvero tantissimo perché la mia carriera è nata praticamente li. Ho fatto il mio esordio con la Tonno Callipo, la maggior parte dei miei ricordi più belli sono senz’altro con la casacca giallorossa. Mi sento ancora con tantissime persone della passionale tifoseria vibonese, anche con la stessa dirigenza, e sinceramente non voglio entrare nel merito delle problematiche che ci sono state, ma è ovvio che il dispiacere è enorme, perché Vibo è una realtà storica della pallavolo nazionale negli ultimi trent’anni, il vero “fiore all’occhiello” per la nostra regione insieme alle altre due eccellenze reggine della Piero Viola Basket e della Medinex. Per me come atleta calabrese è sempre stata il mio punto di riferimento e facevo il tifo per loro anche quando negli ultimi anni non giocavo più per Vibo Valentia. Il rammarico è davvero enorme, mi auguro che, magari, tra qualche anno, possiamo rivederli nella pallavolo che conta”.
La Franco Tigano Palmi sta inseguendo da un lustro il sogno di approdare in Serie A2. Sei stuzzicato di chiudere la tua carriera nella tua città natia?
“E’ una domanda un po’ scomoda da atleta palmese, che immaginavo mi facessi nel corso di questa nostra intervista. Io ho fatto una scelta di vita nel senso che potevo anche proseguire tanti anni fa con la Tonno Callipo, perché mai nessuno da Vibo mi ha mandato via. Sono stato io a scegliere di dare un qualcosa in più alla mia carriera anche dal punto di vista personale, perché io penso che se un giocatore resta per tanti anni in una squadra dopo un po’ gli manca quella motivazione in più per far meglio. Però, in questo momento, non è la mia priorità, la mia vita non la vedo qui a Palmi. Io e mia moglie viviamo al Nord, e quindi in questo momento la mia scelta di vita è quella di creare e di fare le basi su al Nord Italia. A Palmi ci ho giocato tanti anni fa, e per il momento mi bastano quelli…però, ti ripeto, non mi sentirei di dire no ad una scelta del genere, perché Palmi resta la mia città, conosco un sacco di persone a Palmi, però in questo momento per ovvi motivi, soprattutto familiari, non posso dirti che verrei qui subito, ma ci dovrei pensare tanto”.