Andrea Anzani, intervistato da Davide Romani per la Gazzetta dello Sport, ha raccontato la sua nuova malinconica storia, il problema cardiaco che come nell’estate 2023 lo ha fermato e gli ha impedito di essere in campo a Parigi 2024. Una perdita grave a livello tecnico, ma anche a livello di gruppo azzurro, perchè Simone oltre ad essere un campione in campo è anche un importantissimo uomo squadra nella vita quotidiana della squadra Campione del Mondo di Fefè De Giorgi.
IL DESTINO – “Durante un allenamento, dall’apparecchio che ho sotto il petto è stato riscontrato un nuovo episodio anomalo al cuore (già l’estate scorsa il centrale dovette lasciare il ritiro prima degli Europei e subì un piccolo intervento, ndr) e purtroppo il sogno Olimpiade è sfumato. Speravo fosse tomato il sereno dopo l’anno scorso e invece… Il destino”.
LA DELUSIONE – “Ho provato un po’ di scoraggiamento iniziale, amarezza e dolore, perché speravo che il problema fosse ormai alle spalle e potessi prepararmi con tranquillità ai Giochi, il mio ultimo obiettivo. Ho 32 anni e non so se riuscirò a giocare un’altra Olimpiade. E poi sono dispiaciuto per i miei compagni: li ho lasciati per la seconda estate, non avendoli aiutati nei momenti di difficoltà, lo farò da lontano ma sarà diverso».
RICORDI – “Due ricordi degli ultimi giorni a Cavalese. ll primo è legato al mio compagno di stanza, Riccardo Sbertoli. Dividiamo la camera da quattro anni. Ogni giorno condividevamo le nostre aspettative olimpiche e quando ho lasciato Cavalese ci siamo abbracciati e gli ho detto: “Ti voglio bene, il sogno di vivere insieme i Giochi si interrompe. Ora portati dietro il mio e fai in modo di custodirlo e realizzarlo”.
DE GIORGI – “Definirlo ct o allenatore è riduttivo. Quando ci siamo trovati nella stanza d’albergo a Cavalese, dove mi hanno comunicato la brutta notizia, io ero in lacrime. Fefè ha fatto di tutto per provare a trovare una soluzione con i dottori ma non c’era margine. Gli sarò riconoscente per tutto quello che mi ha dato, anche come persona».
SMETTERE? – “No, mai. Fin quando i medici mi concederanno una chance per giocare ci proverò, non lascerò il mio lavoro. È la cosa che amo fare. Sono un combattente e finché non mi ammazzano cercherò di rimanere in piedi”.
Fonte: Gazzetta dello Sport