Felicità e sensazioni del bis olimpico: Ngapeth, Grebennikov e Toniutti raccontano la nuova meravigliosa conquista della medaglia d’oro
Earvin Ngapeth: “È stata una partita importante a livello collettivo, come la semifinale. Per vincere contro l’Italia e la Polonia bisogna giocare partite perfette, ed è quello che abbiamo fatto, spinti da un pubblico incredibile.
Quando si tiene una squadra, come abbiamo fatto noi all’inizio della partita, quando si spinge così, diventa complicato per l’avversario. Questa seconda medaglia d’oro ha ovviamente un sapore maggiore, c’è la famiglia e tutti gli amici sugli spalti, è un’emozione più grande, è persino difficile da spiegare.
Con i social, il fatto che ci sia un pubblico, che si veda che la gente ci ama, ci ha dato molto coraggio, non ce ne rendiamo ancora conto, ma sappiamo di aver fatto qualcosa di grande. Siamo capaci di tutto, dal peggio al meglio, ci piace passare il tempo insieme, ci piace soffrire insieme, anche dall’altra parte del mondo, e ci piace giocare insieme. Questa era la parola d’ordine oggi, niente più piani di gioco, tecnica o tattica, volevamo divertirci a giocare alla francese, quando sei così, sai che siamo molto difficili da affrontare. Ci hanno detto così tante volte che è quasi impossibile vincere le Olimpiadi per due volte di seguito che ci è entrato un po’ in testa. Abbiamo visto il fervore intorno a noi, che ci ha dato molta forza, e ci siamo detti che non potevamo non dare il massimo, mentalmente e fisicamente. Ora vogliamo sfruttare al meglio questa occasione e festeggiare in grande stile! Non sono molte le persone che sono riuscite a diventare campioni olimpici per due volte di seguito, e credo che siamo ancora in tanti ad essere super motivati a farlo per la terza volta. La prossima estate ci aspetta un campionato del mondo, che è il titolo che ci manca, quindi siamo motivati anche per quello. Questo gruppo sta vivendo così bene che non vogliamo lasciarci, vogliamo partire per un’altra avventura”.
Jenia Grebennikov: “È magico! Anche nei nostri sogni più belli, non esisteva la possibilità di essere due volte campioni olimpici. Ci siamo riusciti, è una cosa pazzesca, per noi, per il nostro gruppo, per la Francia, vincere a Parigi è semplicemente incredibile.
Il pubblico ci ha spinto e questo ha fatto la differenza. Ci piace giocare in Francia, ma alle Olimpiadi c’era una passione ancora più grande, con una folla che ti spinge così, non puoi mollare, ecco perché a volte abbiamo fatto cose incredibili che hanno fatto male ai nostri avversari.
Alla fine, non posso nascondere che quando ho visto Leon al servizio, mi sono detto che non avrebbe dovuto metterne cinque così, ma la nostra forza è stata quella di rimanere molto concentrati. Il riposo che abbiamo avuto in questo torneo tra una partita e l’altra è stato molto importante, perché si dà così tanta energia che ci si stanca mentalmente. La cosa incredibile è che abbiamo vinto in grande stile: non pensavamo di riuscire a riprodurre quasi la stessa partita che abbiamo fatto contro gli italiani, quando invece siamo riusciti a metterli sotto una pressione incredibile in termini di muro e difesa, e a tenere la palla dall’altra parte.
Benjamin Toniutti: “Abbiamo giocato alla maniera francese, il che significa che per fare un ace, il ragazzo deve servire a 145 km/h sulla linea, si infastidisce quando manda una bomba e tu tieni sulla ricezione e poi fai il punto. È questa solidità mentale e collettiva a fare la differenza, come è successo a Tokyo. Tutti hanno giocato al meglio, ogni rimonta è stata decisiva, e negli ultimi tre giorni abbiamo chiaramente affrontato le due migliori squadre del mondo degli ultimi due anni. Il pubblico ci ha dato una spinta in più, fiducia e serenità. All’inizio del torneo eravamo un po’ stressati, ma a poco a poco siamo riusciti a entrare in sintonia con l’atmosfera e il fervore e siamo riusciti a sfruttarlo, soprattutto a partire dai quarti di finale, quando abbiamo ribaltato la situazione contro la Germania. Earvin è stato il metronomo della stabilità emotiva: se lui è imbronciato, la squadra è imbronciata; se lui è allegro, la squadra è allegra. E sul 2-0 contro di noi contro la Germania, è rimasto molto coinvolto nella squadra, è stato decisivo in questi Giochi Olimpici, come lo è stato a Tokyo, ma tutti noi siamo stati individualmente incredibili. Per me Trévor (Clevenot) è stato il giocatore dei Giochi Olimpici. Sarà difficile capire cosa ci sta succedendo oggi!
Ricordo che nel 1996, quando ero in campeggio in Italia (aveva 6 anni ndr), guardai la finale persa da “Giangio” (Andrea Giani) contro l’Olanda (l’Italia perse 3-2). È stata quella la partita in cui mi sono detto che un giorno sarei dovuto andare ai Giochi.
Poi è stata molto dura cadere a Rio (eliminazione al primo turno nel 2016), e allora mi sono detto che era bello andare ai Giochi, ma che ora quello che volevo era vincere una medaglia. È stato incredibile farlo a Tokyo, e la prima è ovviamente speciale, ma dopo ti dici che la seconda possibilità di vincere una medaglia è questa volta nel tuo Paese. Ricordo l’emozione dei brasiliani sul podio quando hanno vinto a Rio, l’ho trovata molto forte, e viverla oggi mi fa rivivere tutte le emozioni. La generazione prima di noi non ha avuto la possibilità di giocare i Giochi in casa, ma anche la generazione dopo di noi l’ha avuta e siamo riusciti a cogliere questa opportunità e a vincere la medaglia d’oro”.