Pallavolo Parigi 2024 – Italia: l’oro della maturità

(Gian Luca Pasini per iVolleymagazine.it) Quando Velasco venne nominato ct maschile l’Italia delle donne non era ancora nelle mappe della pallavolo internazionale. C’era qualche successo di club, ma la Nazionale non era certo ai vertici del movimento. Proprio in quel 1989 arrivò il primo bronzo europeo con Sergio Guerra in panchina, ma pensare di avvicinare il vertice sembrava impossibile: fisicamente, tecnicamente, come allenamenti, come mentalità.

L’Italia era ai margini. Ma proprio quelle medaglie vinte in serie dalla Nazionale maschile ebbero l’effetto di fare crescere il movimento femminile: le ragazzine a caccia degli autografi di Zorzi e Giani negli anni 90 sono le mamme che nel ventennio successivo hanno fatto andare volentieri le loro figlie in palestra. E oggi le donne sono il 75% degli oltre 400 mila e passa tesserati della Fipav. In quegli Anni 90 la pallavolo si riaffacciava nelle case degli italiani (dopo il 1978), ma non era ancora uno sport di massa. Oggi con orgoglio Velasco può dire: “Il volley in Italia per le ragazze è lo stesso che è il calcio per i ragazzi, la pallavolo femminile ha una grande occasione di crescita”.

Oggi il volley in Italia è uno sport realmente popolare che in questi 30 anni è entrato in quasi tutte le case. Un successo che viene da lontano, da quando nel 1998 Velasco chiese all’allora presidente Magri di varare il Club Italia, una squadra permanente giovanile che doveva fare crescere i talenti più interessanti. Poi Velasco partì per altri lidi, ma il progetto è andato avanti e solo un paio di ragazze del gruppo d’oro a Parigi non sono passate per il Club Italia o per le Nazionali giovanili. E quando Julio, è tornato nel novembre scorso, ha trovato tutto: una squadra forte (ma in grave crisi di identità) e un movimento esuberante. C’era da chiudere il cerchio e Velasco lo ha fatto seguendo sempre la “sua ricetta”: lavoro e lavoro, scardinando quei luoghi comuni che avevano minato le certezze del gruppo.

E in soli 4 mesi ha assemblato una squadra d’oro. “Sapevamo di essere forti, già da tempo, ma questa volta siamo riuscite a prenderci quello che volevamo”, è la sintesi di Caterina Bosetti, una delle migliori in finale. Il gruppo ha scoperto di essere forte per strada e a Parigi lo ha voluto dimostrare: un solo set perso (con la Dominicana nella inaugurale!) e tutti successi per 3-0. Una prova di forza eccezionale, che rispecchia bene la qualità del movimento italiano. Che adesso deve andare a “monetizzare” questo trionfo. Aumentare ancora i tesserati, ma anche aprire un ciclo che può tranquillamente arrivare fino a Los Angeles 2028.

Foto di Galbiati CK