Con un lungo post sul suo profilo facebook, la presidente di Modena Volley è intervenuta sulla vicenda Baranowicz:
“So che forse non mi compete. So che forse mi converrebbe non espormi. Ma qui si stanno confondendo le pugnette con la marmellata (perdonatemi le origini bolognesi).
Parliamo di pallavolo e di regole, quindi come Presidente di una società di Superlega mi sento autorizzata ad esprimermi. Abbiamo una società, Piacenza, che decide di aggiungere un giocatore alla sua ricca rosa.
Abbiamo un giocatore entusiasta di questa proposta e progetto. Abbiamo un regolamento che prevede che se il giocatore è tesserato può, con un nulla osta, trasferirsi nella suddetta società immediatamente.
Le circostanze vogliono che il suddetto giocatore non sia tesserato per nessuna società avendo rifiutato, per mail scritta dal suo procuratore, di esserlo, per la società che poteva tesserarlo e che, correttamente e gentilmente aveva proposto di farlo a luglio. Arriva una società che lo vuole subito, e subito vuole metterlo in campo.
Ma esistono dei regolamenti federali: giusti, sbagliati, non intendo entrare nel merito. Ma validi per tutti.
Se la società che aveva proposto il tesseramento lo avesse portato a termine avrebbe potuto con un “click” concedere il nulla osta per il passaggio a Piacenza.
Ma se il giocatore, a mezzo del suo procuratore, ha scelto, mesi fa di aprire un contenzioso con la società, nella fattispecie, la Tonno Callipo, è difficile possa ritenere un diritto che la Tonno Callipo gli faccia la “cortesia” di un nulla osta con l’ulteriore aggravante di una visita medica fatta a Piacenza che, in caso di problemi, lascerebbe le responsabilità, civili e penali, sulla Tonno Callipo.
Credo, ma ribadisco credo, ci sia un pesante contenzioso in atto con Siena, per un altro giocatore sempre assistito dallo stesso procuratore, che parte da una visita medica non fatta dalla società che ha tesserato il giocatore.
So per certo che c’è un altro problema, stesso procuratore, stessa Tonno Callipo, con il fratello del mio figlio degenere nero.
Conosco Pippo Callipo, abbastanza bene da dire che se il mondo avesse più persone come lui avremmo un mondo migliore. Spiace per Piacenza, per Lollo, per il buon senso se mai esistesse. Ma qui ci si trova di fronte ad una questione in cui si sono usati, a sproposito, toni e modi sopra le righe.
Troppo per quello che è il nostro mondo. Pippo Callipo ha trovato qualche proiettile vicino all’auto: è realmente sensato che possa arretrare di fronte alla cialtroneria? Un uomo irreprensibile? Ne fa una questione di principio?
In effetti i principi non esistono quasi più. Quasi.
Ma si è sentito offeso e la sua dignità non va messa in discussione. Vergogna? A chi? Ai prezzolati? Alle vittime di se stessi? A chi vuole qualche like? La dignità, l’onore, parole desuete. Ma per qualcuno esistono. Non si è concesso il tesseramento perché domenica Piacenza gioca contro Vibo?
È molto triste, e francamente pure molto scoraggiante, constatare che chi fa dell’etica una ragione di vita venga ridotto alla mercé dei poveri sguardi o delle meschine menti di chi superficialmente si immischia. In tutto ciò pure una incomprensibile crociata per un procuratore contro un altro. Roba da matti. I giocatori scelgono da chi essere rappresentati ma sono le società che pagano i conti.
Nasce l’Aip a tutela dei pallavolisti: in che senso. Tutelati da chi? Le società non hanno scopo di lucro. Due società hanno gonfiato i prezzi di mercato del 30/40% in tre quattro anni.
La pallavolo a parte per Perugia e Lube non è più sostenibile. Ora pare che Piacenza possa o voglia partecipare a questa asta dissennata. Benissimo. Ma che non si tocchi il nome di Pippo Callipo. Che tutti, prima, si sciacquino la bocca col sapone di Marsiglia. Poi giochino, come sanno, come possono, come vogliono. Resteranno in due forse tre, forse quattro.
Buona fortuna.
Questo non è sport, non è la pallavolo in cui credo io e tutta Modena”.
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