Commentando la notizia degli otto contagiati (6 atleti) della sua Consar Ravenna, Marco Bonitta, con la consueta franchezza ha dichiarato a Roberto Romin del Resto del Carlino ed.Ravenna: “Era evidente e inevitabile che sarebbe successo. Avremmo dovuto essere dei miracolati per non essere contagiati”. Riferendosi alla gara giocata a Perugia il 25 ottobre “Proprio così. II tampone eseguito martedì 27, e che era negativo per tutti, aveva fotografato la situazione al venerdì prima del match di Perugia. La vera ‘fotografia’ post-Perugia è stato invece il tampone effettuato martedì 3, il cui esito ci è stato comunicato ieri, con 8 positivi” di qui il rinvio del prossimo match: “Sì, questo dice il regolamento. Però oggi effettueremo un altro giro di tamponi e, vorrei tanto sbagliarmi, ma prevedo altri contagiati, ovvero una situazione come quella di Perugia… Purtroppo la situazione non è stata compresa e adesso, nostro malgrado, ci si trova in queste condizioni. Abbiamo fatto il viaggio in pullman e abbiamo continuato ad allenarci, ecco il vero problema». Poi parlando dell’odierna Assemblea di Lega che oggi dovrebbe dare delle indicazioni sul futuro della SuperLega ha indicato la posizione della sua Ravenna: “Quella di giocare comunque, attingendo dal settore giovanile per completare gli organici, ma bloccando le retrocessioni, poteva essere una idea, come spiegato la scorsa settimana. Ma non tutte le società hanno un settore giovanile in grado di ‘supportare’ questa ipotesi. Dunque, in presenza di un così alto numero di contagi all’interno del cosiddetto ‘gruppo squadra’, non si può più giocare… Le persone di buon senso mettono davanti a tutto la salute, poi c’è l’aspetto sportivo. Se si riesce a far coincidere entrambi, siamo tutti più contenti… Bisogna pensare ad uno scenario ‘sportivo’ che ci permetta di continuare a lavorare. E questo lo si fa solo col buon senso, non con le regole che ci impongono di giocare per forza le partite… Sono contrariato. L’esito di un campionato non può essere deciso dalla fortuna di non avere 10-12 positivi. Sono altri i parametri per cui possono essere decisi i risultati sportivi…. In quali condizioni facciamo sport professionistico? In quali condizioni giochiamo? Bisogna stare attenti. Le cose vanno riviste. E lo dico io, che di pallavolo ci vivo. Molte cose non si potevano prevedere, alcune però, si. Aver giocato a Perugia, pur essendo entro i confini del regolamento, è stato deleterio. Non c’erano le condizioni, soprattutto mentali e psicologiche. Non sono un oracolo, ma la cosa era evidente. Per noi, andare a Perugia è stato come chi è andato a Codogno all’inizio della pandemia”.
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