(Roberto Muliere per iVolleymagazine.it) Agli albori degli anni Novanta, Sandro Ciotti, conduttore de “La domenica sportiva”, aveva attribuito un appellativo alla co-conduttrice del programma, la biondissima e sorridente Maria Teresa Ruta, presentandola come “Il sorriso che non conosce confini”.
E proprio in quegli anni nasceva a Milano la protagonista della nostra chiacchierata: stiamo parlando di Giada Cecchetto. Vi domanderete che nesso ci sia tra la Cecchetto e la Ruta; la risposta è presto data: il sorriso.
“Il sorriso è un mio marchio di fabbrica, – ci ha confessato Giada – lo trovo essenziale sia in quei momenti più ostici da superare perché infonde coraggio e speranza, sia negli attimi in cui bisogna esultare e sfogare la propria gioia dopo un bel punto conquistato o dopo una meritata vittoria”.
Cecchetto nella sua carriera ha fatto un giro per il Bel Paese (Giaveno, Corato, Piacenza, Casalmaggiore, Caserta, Legnano, Soverato, Orvieto e Perugia): ma il suo percorso di Giada non si ferma qui e il prossimo anno la ritroveremo nella Megabox Vallefoglia, in quel hinterland pesarese che tanto ha dato nel passato al volley rosa: “Non vedo l’ora di riprendere gli allenamenti e di riappropriarmi di quelle emozioni che contraddistinguono il mio quotidiano; inoltre, quest’anno anche vivere emozioni che da sempre hanno contraddistinto questa terra – aggiunge – con persone come Piero Babbi, che tanto ha fatto in passato per la gloriosa Scavolini Pesaro, conquistando scudetti, Supercoppe e trofei europei”.
In campo con lei, proprio in queste ore si è aggiunta una sua amica, Dayana Kosareva: “Con Dayana non è mai capitato di giocare nella stessa squadra, ma siamo amiche, tanto che appena i dirigenti mi hanno avvisato della sua presenza l’ho sentita, felice della sua scelta”.
“Ho avuto la fortuna e il privilegio di giocare insieme a tante giocatrici che hanno fatto la storia della pallavolo non solo italiana ma mondiale, basti pensare alla “Picci” con cui indelebile è il ricordo della vittoria della Champions nella rosa Pomì Casalmaggiore, oppure a Serena (ndr Ortolani), che ha un carattere molto simile al mio e da cui ho appreso tanto sia sul taraflex e sia nella vita di tutti i giorni”.
Tanti anche gli allenatori con cui ha condiviso le fatiche quotidiane degli allenamenti e degli impegni agonistici: “Indubbiamente ho avuto la fortuna di incontrare nel mio cammino allenatori di grandissimo prestigio, ognuno con il proprio carattere e bagaglio tecnico, passando dalla “scientificità” di Barbolini alla “creatività” di Mazzanti”.
Spesso ci sono delle occasioni che passano agli annali degli almanacchi e della storia di questo sport: Giada ce ne racconta uno: “Nella seconda partita del campionato appena concluso, ancora non abituate a vedere gli spalti vuoti, e l’unica voce che senti è quella dello speaker, in occasione della partita con Scandicci, durante il primo tempo su un recupero della mia diretta “avversaria” (il libero della squadra toscana, Enrica Merlo ndr), la palla scende sul nostro campo toccando la linea e consentendo il punto a loro”. Un evento straordinario, vedere un libero che fa punto. Ma l’evento diventa ancor più straordinario se nella stessa partita, dopo se Enrica con quel punto avesse lanciato il “guanto di sfida” a Giada : “un punto su un recupero lo faccio anche io, ma questa volta – Giada sorride sorniona – facendo cadere la palla in pieno campo avversario”.
A questo punto, non resta che aspettare il ritorno in campo, ma soprattutto un ritorno alla normalità, che Giada individua in una “nuova normalità”: un ritorno dei tifosi che “oltre alla loro presenza fisica ci trasmettono colori, calori, suoni ed emozioni, che in questo ultimo anno e mezzo di Covid sono state le assenze che più si sono fatte sentire”.
Foto in primo piano di Maurizio Lollini