Alessia Orro, una delle leader azzurre e del Vero Volley e non soltanto per il ruolo di alzatrice che ricopre in campo, in una lunga e approfondita intervista rilasciata a Pierfrancesco Catucci per il Corriere della sera, si è raccontata senza nessuna remora, parlando della nota vicenda dello stalking subito, superata con coraggio denunciando il colpevole. Concentrandosi sulla affettuosa storia con Luciano De Cecco e riproponendo il grande problema dell’attività ormai insostenibile per gli atleti più importanti, argomenti di cui pubblichiamo alcuni stralci, consigliando di leggere integralmente l’intervista
LA STORIA CON LUCIANO – “La storia con Luciano (De Cecco ndr) è iniziata un anno e mezzo fa. Abbiamo provato a tenerla solo per noi per un po’, ma ormai era il segreto di Pulcinella. A Capodanno l’abbiamo resa pubblica. Siamo una bella coppia. – poi parlando delle difficoltà di una relazione tra atleti Alessia ha aggiunto – È un sudoku, soprattutto in questo periodo. Ma abbiamo trovato il nostro equilibrio. Questo, però, è un tema importante. Tra estate e inverno, non mi fermo da 11 anni. Non si può andare avanti così: siamo atleti, non robot”.
SENZA SOSTA – “Rientrata dal Mondiale, ho riposato due giorni. Poi sono tornata in campo perché iniziava subito il campionato. Abbiamo giocato ogni tre giorni. Poi la Champions. E in primavera si riparte con la Nazionale: Nations League, Europeo, qualificazione olimpica. Non c’è il tempo di recuperare le energie fisiche e mentali”.
LO SFOGO DI EGONU – “Capisco Paola. Non è un caso che gli infortuni stiano aumentando negli ultimi anni. Per un giocatore è un suicidio andare avanti a questo ritmo. Abbiamo provato a far sentire la nostra voce ma non ci ascoltano. Forse solo quando qualcuno rinuncerà alla Nazionale, ci si renderà conto che è il momento di tirare il freno. Paradossalmente, i mesi di lockdown sono stati la mia rinascita fisica. Poi, però, punto e a capo”.
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